Blind Pig Who Wants To Fly
Scheda
Titolo: Blind pig who wants to fly
Titolo originale: Babi Buta yang Ingin Terbang
Regia: Edwin
Scritto da: Edwin
Data di uscita: 3 ottobre 2008
Paese d’origine: Indonesia
Genere: drammatico
Trama
I cinesi sono gli unici a mangiare la carne di maiale nell’Indonesia musulmana, e sono anche il capro espiatorio di qualsiasi problema sociale, economico o politico. In questo suo primo lungometraggio, il regista esplora la cultura sino-indonesiana in tutte le sue contraddizioni
(Dalla trama di MUBI)
Discussione (no Spoiler)
Blind Pig Who Wants to Fly è il debutto cinematografico di Edwin, dopo una lunga serie di corti acclamati dalla critica. È stato il suo primo film che ho visto. Non sapevo bene cosa aspettarmi come stile, la trama mi aveva subito introdotto al fulcro del film: la discriminazione della minoranza cinese in Indonesia.
Linda e Cahyono sono due giovani che si incontrano in un mercato, dopo essere stati in passato amici di infanzia. Halim, un dentista, decide dopo tanto tempo di sposare la sua assistente Salma che è riuscita ad apparire su Planet Idol. Romi e Yahya cercano un modo per esercitare la loro omosessualità. L’identità è un tema importante del film, tutti i protagonisti la cercano perché sono perduti nella vasta società indonesiana piena di tensione razziale verso le minoranze. Tutti cercano un modo per trovare la felicità e accettare la propria identità, spesso ostacolata dalle persone che vivono attorno a loro.
Il maiale cieco che vuole volare del titolo rispecchia tutti i protagonisti coinvolti nella vicenda. Tutti hanno esperienze difficili e, per lo più, sogni che non sono riusciti a realizzare o realizzano a caro prezzo. Sintomatica è Linda, la ragazza che crede che i fuochi d’artificio allontanino gli spiriti. È un tema ricorrente nel film e lei li userà per allontanare una serie di disgrazie da sé. Quando è sola in un edificio abbandonato, per allontanare dei bulli di quartiere… Un personaggio arriverà a mangiarli durante un’intervista televisiva. Chiara critica al fatto di mangiare carne di maiale nell’Indonesia musulmana, mangiare un fuoco d’artificio è un gesto che desidera allontanare gli spiriti dal proprio corpo agitato e tormentato.
Il film, per me, è costituito da diversi vetri istoriati. I diversi pezzi di vetro rappresentano diverse scene di diversi protagonisti avanti e indietro nel tempo. Non è facile starci dietro. A volte è difficile immedesimarsi in culture tanto lontana dalla nostra anche se, purtroppo in questo caso, i sentimenti umani sono sempre quelli. È un film che ha avuto molta risposta positiva dalla critica, lo testimoniano i premi vinti, anche se al botteghino non ha fatto faville. Prima di iscrivermi a MUBI non lo avevo mai nemmeno sentito nominare e trovo molto interessante potersi avvicinare a una cultura tanto distante dalla nostra attraverso un film. L’ho trovato molto istruttivo, triste, ma ammetto anche di avere delle macchie oscure nel racconto. Questa mia poco comprensione è dovuta al fatto che la storia, appunto, non è lineare e questo mi ha sollevato alcuni dubbi. Va ad aggiungersi il fatto che il film sia in indonesiano con sottotitoli inglesi, con un contesto sociale di cui so poco e nulla.
Alcune inquadrature mi sono sembrate molto lunghe e il filtro di colori usato mi pare dia una patina emaciata al racconto che va a rincarare la dose drammatica del racconto.
La musica è un tema ricorrente. Il canto pare allontanare tutte le disgrazie di alcuni personaggi, anche se in un certo senso, ne diventano anche la condanna.
Conosci il film? Lo hai già visto?
Trailer
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