Recensione “Noi” di Evgenij Ivanovič Zamjatin

Noi

Copertina di “Noi” di Evgenij Ivanovič Zamjatin della Oscar Moderni Mondadori

Titolo: Noi

Titolo originale: Мы; My

Autore: Evgenij Ivanovič Zamjatin

Prima pubblicazione: 1924

Lingua originale: Russo

Genere: Romanzo (fantascienza, distopia, satira)

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Quarta di Copertina

È la fine del terzo millennio, l’umanità vive in uno spazio ipermeccanicizzato e socialmente ipercontrollato, chiuso dalla Muraglia Verde. Gli individui non hanno più un nome, sono alfanumeri. Come D-503, ingegnere al lavoro sul progetto dell’Integrale, la nave spaziale destinata a esportare su altri pianeti il perfetto ordinamento politico dello Stato Unico, dove ogni attività è disciplinata, standardizzata e, soprattutto, visibile a chiunque: tutti gli edifici sono di vetro. È proprio D-503 a raccontare la vicenda della ribelle I-330 e del suo piano per dare inizio a una nuova rivoluzione. Scritto tra il 1919 e il 1921, prontamente censurato (uscito in inglese nel 1924, nel 1952 in russo ma a New York, e solo nel 1988 in URSS), Noi è il capostipite di tutte le distopie del Novecento, antesignano di 1984 di Orwell e del Mondo nuovo di Huxley.

(Quarta di copertina scritta dalla Oscar Moderni Mondadori)

Discussione

Capostipite del genere distopico, “Noi” di Evgenij Ivanovič Zamjatin è soprattutto conosciuto per essere di ispirazione a “1984” di George Orwell.


Non ne avevo mai sentito parlare fin quando non l’ho letto. Credo anche che, per certi versi, mi sia piaciuto molto di più rispetto a 1984. Due sono gli elementi che lo hanno elevato molto ai miei occhi.


Il primo è il tipo di linguaggio usato. Nel romanzo sono presenti diversi rimandi matematici/ingegneristici. Molti sono riuscita a coglierli ma sono tutti spiegati da opportune note, almeno nella edizione che ho letto. Penso che questo tipo di stile aiuti ancora di più a ritrarre l’uomo perfettamente razionale del mondo futuro rappresentato: un “homo mathematicus”. Questo diverso modo di esprimersi incide molto sulla caratterizzazione dei personaggi e ti fa davvero toccare come pensano. Tutto deve essere razionalmente e matematicamente espresso, non c’è spazio per nient’altro. L’uomo è ridotto a condizione di macchina e di intelligenza artificiale anche se ancora fatta di carne. Altre citazioni, non di tipo matematico, sono sicuramente quelle alla letteratura russa stessa. Ma a parte qualcuna citata, purtroppo, non sono riuscita a individuarne.


La seconda cosa che mi è piaciuta molto è come possono avvenire gli incontri di tipo sessuale. È l’unico momento in cui questo mondo tutto trasparente (gli edifici lo sono) ha un minimo di privacy. E in questo Zamjatin, per me, l’ha vista lunga. Anche su internet, banalmente, i nostri dati e la nostra privacy spesso è “trasparente” come quegli edifici. Le relazioni possono avvenire solo in determinati orari e con precisi permessi.


Persino i nomi dei personaggi non sono che delle matricole, a indicare ancora di più quanto gli individui siano tutti spersonalizzati. Tutto è disumanizzato e questa mentalità meccanizzata cozza con la mentalità selvaggia che si estende oltre la “Muraglia Verde”, dove ci sono uomini che ancora preservano i valori di una umanità passata. Quando i dottori si approcciano all’umanità, ai sentimenti e alla fantasia non fanno altro che parlare di una malattia che bisogna arrestare. L’uomo non è altro che uno strumento che deve essere il più performante possibile per il lavoro e per lo stato. Qualsiasi altra esternazione non è che una distrazione pericolosa di cui è bene fare a meno.


L’eccessivo controllo non può che portare a una rivoluzione. E per il protagonista, D-503, nota come esistano delle falle nell’immenso Stato Unico che credeva, oltre che buono, anche imbattibile. Obiettivo dei ribelli è impossessarsi dell’Integrale, nave spaziale che potrà portare i “valori” dello Stato Unico anche su altri pianeti.


Alcune persone con cui ho potuto confrontarmi hanno parlato di lettura pesante. Forse lo stile non è per tutti ed è il caso di leggere qualche pagina prima di procedere all’acquisto, se si è interessati. A me ha saputo prendere e trascinare in questo mondo, vedendone tutte le squisite contraddizioni che emergono da i pochi personaggi vicini al protagonista.


D-503 è uno dei più fedeli al regime e, attraverso i suoi occhi, possiamo proprio vedere la disintegrazione di questa monotonia apparentemente perfetta di cui si possono notare tutte le increspature dopo solo un’attenta occhiata.


Ti piacciono i distopici?

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