La genialità di rielaborare gli elementi – Riflessioni a partire da “Old Boy”

“Old Boy” (film 2003) di Park Chan-wook

Riflessioni a partire da “Old Boy”

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Oh Dae-su: «Ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo».

Old Boy (film 2003) di Park Chan-wook

È luogo comune dire che il libro è sempre migliore del film.

Trattandosi di due media diversi è impossibile usare gli stessi mezzi per rendere il risultato interessante. Spesso mi è capitato di vedere dei film anche superiori ai libri cui fanno riferimento. Un esempio è, per me, “Eyes Wide Shut” di Kubrick e il libro di riferimento “Doppio sogno” di Schnitzler. Ma c’è un esempio ancora più lampante e interessante a mio parere.

Vidi Old Boy, il film del 2003 di Park Chan-wook, qualche anno fa. Il film fu vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 2004. Qualche anno più tardi, scoprii che il film prendeva spunto dall’omonimo manga scritto da Garon Tsuchiya e disegnato da Nobuaki Minegishi. Manga che recuperai in seguito, presa dalla curiosità.

Mi sono trovata qualcosa di tanto simile quanto nuovo.

La storia segue lo stesso filo conduttore per l’inizio: sia Oh Dae-su (del film) che Shinichi Gotō (del manga) sono due uomini rinchiusi per 10 anni (15 nel film) in una prigione privata senza che sappiano il motivo. Entrambi conoscono il mondo esterno attraverso la televisione e si allenano nella speranza di riuscire a uscire un giorno per vendicarsi di chi li ha imprigionati.

Misteriosamente liberati, incontrano una donna nel loro cammino che li accoglie nella sua casa. Molto voluttuosa la donna del manga Eri, quanto attratta ma decisa ad aspettare di consumare Mi-Do. I protagonisti provano tutti i ristoranti cinesi della città per ritrovare il sapore dei ravioli al vapore che il prigioniero ha mangiato per anni. Nel frattempo entrambi ricevono un telefono (in modi diversi) per mettersi in contatto con l’uomo che li ha imprigionati. Devono gareggiare in un gioco, un gioco che se risolto li porterà a conoscere la verità di quanto accaduto.

E qui le storie si dividono sempre di più fino a non avere nulla in comune.

Quando leggevo in manga ero sempre in cerca degli elementi che mi riavvicinavano al film, come l’ipnosi. I punti di contatti sono molti, al punto che Park Chan-wook penso abbia fatto un lavoro magistrale. Da un manga carino, è riuscito a estrarre un film capolavoro per trama. Il finale del manga è un po’ deludente, forse anche banale. Il finale del film è sordido quanto la vendetta che è stata progettata.

Penso che “Old Boy” sia un esempio lampante di come si possano prendere e rimescolare le carte, fino a creare una storia ancora più efficace di quella che è stata scritta.

Il film “Old Boy” si colloca nella cosiddetta trilogia della vendetta del regista e si colloca come secondo tra “Mr Vendetta” e “Lady Vendetta”. Oltre a ritenerlo il più bello dei tre, credo si abbini anche molto bene alle storie piene di rabbia e violenza che sono le altre due. La vendetta non si dissipa, come nel manga, ma rimane un punto cardine che consuma tutti i personaggi al suo interno.

Il film ha la particolarità di trasformare il gioco in una lama mortale, in cui si perde anche quando il protagonista vince. Certo, nel manga c’è resistenza nella sua scoperta, ma non raggiunge mai il culmine delle ultime scene del film che, personalmente, trovo davvero catartiche.


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3 risposte a "La genialità di rielaborare gli elementi – Riflessioni a partire da “Old Boy”"

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