Progetto Iside

Questa storia partecipa alla Challenge Luglio 2020 del Circolo di scrittura Raynor’s Hall. Il tema per questo mese è “I misteri del cielo”, scelto da Austin Dove.

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Sono in ritardissimo per postare e partecipare alla challenge. Non avevo idee, questa è l’unica che mi è venuta e non so perché la reputo un po’ trash. Scritto di getto, senza aver nemmeno riletto (ormai dovreste essere abituati al livello di abbandono dei racconti del blog). Che dire, prima cosa “fantascientifica” che ho scritto e… niente. Chissà che fine farà questo racconto.


Aveva un solo modo per ottenere ciò che voleva. E aveva solo una possibilità.

Ashley calò gli occhiali che teneva sui capelli biondi. Ripeté il gesto più volte, calando e rialzando le lenti. Era nervosa anche se aveva difficoltà ad ammetterlo. La sola speranza di poter riabbracciare l’amore della sua vita la spingeva in quel folle esperimento: viaggiare nel tempo.

Non doveva prevenire nessun disastro o incidente. Doveva raccogliere i pezzi del suo corpo, dispersi dopo la lotta con il fratello. Aveva dei dubbi su come tutto fosse successo: nella sua mente era tutto chiarissimo. Non era il primo dei vuoti di memoria che aveva. Sapeva solo di non essersi stupita il giorno in cui degli uomini la presero da parte per proporle il losco affare di andare nello spazio. Ci avrebbe guadagnato lei e ci avrebbero guadagnato loro. Loro gli avrebbero fornito i mezzi, i soldi e l’addestramento. Lei… la vita. Era stata una scelta semplice. Non aveva figli, non che ricordava.

Partì il conto alla rovescia. Una mera formalità rimasta dai tempi antichi, quando ancora fare un viaggio nello spazio era questione di anni di preparazione e forse anche di un pizzico di fortuna. Era una tradizione ed era rimasta. Provava impazienza di raggiungere subito il suo obiettivo.

In quei mesi di reclusione non si era mai potuta soffermare a pensare.  Non ricordava niente di una sua vita, non c’era stato niente per cui avrebbe dovuto avere un minimo di esitazione. Non ricordava nemmeno il volto di suo marito. Perché poi un fantomatico fratello avrebbe dovuto squartarlo in mille pezzi e spargerlo nel mondo rimaneva un mistero. Un mistero tanto grande quanto il cielo che andava a esplorare.

«Esplorare?» ridacchiò nervosa, mentre scorrevano gli ultimi fatali numeri. «Lo hanno già fatto».

La paura, il vuoto, il lancio… niente poteva distrarla. Vedeva solo una cosa davanti a sé: il buco nero a cui doveva avvicinarsi fino a sfidare la sua gravità e ritornare alla sua terra, sperando che il tutto funzionasse.

«Chissà se prima mi capiterà di trovare un braccio o una gamba o… beh… forse anche…»

Rise ma non aggiunse altro. Non aveva molto da dirsi, né in fondo, non aveva molto da sperare. Sorrideva solo, senza lasciar trapelare nient’altro. Il viaggio veloce e la solitudine gli fecero forse, fin troppo presto, vedere contro cosa andava contro. E iniziò a gettarsi contro, pronta a spingersi fino al limite per poi tornare indietro.

***

«Il progetto Iside può considerarsi concluso».

«C… concluso? Ma possibile che…?»

«Abbiamo perso i contatti. L’abbiamo persa».

«Il lavaggio mentale, l’addestramento… tutto perduto?»

«Già. A quanto pare le nostre tecnologie non sono ancora sviluppate al punto da poter sopravvivere in quelle condizioni. Lavoreremo ancora. Lavoreremo a un nuovo progetto Iside».


Creative Commons License

Alice Jane Raynor’s “Progetto Iside” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License


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9 risposte a "Progetto Iside"

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