Questa storia partecipa al Club di Aven. Il tema di questo racconto è “Decidere un viaggio all’improvviso” , scelto da Monique Namie.
Non sto scrivendo da tantissimo, avevo bisogno di scrivere qualcosa. Qualsiasi cosa. Anche se migliorabile, spero che l’idea vi piaccia.
Giovanni chiuse il libro e tirò un respiro profondo. Un sorriso gli illuminava il volto. Con la mente ancora ripercorreva la lotta, i draghi e le grandi avventure che i suoi protagonisti avevano portato a termine. A forza di pensare, la trama si era distorta. Anche lui aveva fatto parte della compagnia, aveva avuto un ruolo importante e si era fatto rispettare e amare. Sì, anche lui era stato lì. Sì, anche lui aveva potuto assistere Eron quando stava per finire nel burrone e sì, aveva anche visto la foresta sgranchirsi e iniziare a respirare ad alta voce, espandendo in tutto l’universo il loro canto di dolore. E lui li aveva salvati.
«Giovanni! Giovanni!» il richiamo della madre lo richiamò alla realtà, «Stai studiando? Leggi sempre così tanto ma devi anche studiare! Le insegnanti continuano a lamentarsi di te e io non so che fare… anzi, oggi studieremo insieme, va bene?»
«Eron verrà a prendermi uno di questi giorni. Verrà a prendermi all’improvviso e partiremo per un viaggio avventuroso insieme».
La madre sospirò e perse il suo tono severo. Si sedette sul letto vicino a lui e gli accarezzo dolcemente i capelli. Era cresciuto tanto, lo ricordava ancora quando lo aveva preso tra le sue braccia per la prima volta. Ma era ancora un ometto. Era stata lei, involontariamente, a immergerlo troppo in quelle realtà, al punto che Giovanni non riusciva a capire che avventure di quel tipo non potevano esistere. Come poteva dirglielo? Suo era il danno e forse era stato il modo per non fargli sentire un’infanzia pesante da tutti i problemi che li circondavano.
Le maestre gli avevano anche raccontato di come gli altri bambini avevano provato a rompere quella bolla. Lo avevano prospettato in modo positivo, lei non era tanto convinta di questo. Ci vedeva una certa cattiveria di fondo, ma non poteva fare molto.
«Sei proprio sicuro che Eron verrà?» era il dubbio migliore che potesse chiedergli senza ferire suo figlio.
«Certo che verrà. Lo ha promesso. Ha detto che giungerà per prendere nella sua avventura tutte le persone che lo desiderano veramente e le persone che davvero lo meritano. Io lo desidero e… penso… penso anche di avere il coraggio necessario per sostenerlo?»
«Certo che sì» continuava ad accarezzargli i capelli. Non aveva avuto cuore di dirgli la verità. Poi era così felice, metterlo di cattivo umore per niente non avrebbe risolto granché. «Qualsiasi cosa accada, ricordati che puoi sempre rendere la tua vita un viaggio… un viaggio inaspettato, anche dove non pensiamo ci sia».
Giovanni la guardò con i suoi occhi spalancati, intelligenti ma ancora offuscati dall’infantilità. Capiva quello che stava cercando di dire ma ancora non riusciva a inquadrarlo perfettamente.
«Rendi sempre la tua vita un viaggio in cui tu sei l’eroe. Eron è nel tuo cuore e non ti abbandonerà, sarà felice quando tu lo sarai e sarà triste alla tua sconfitta. Perché lo sai bene, anche un eroe ha le sue sconfitte ma la cosa importante è continuare a combattere e tu sono sicura che lo farai».
Alice Jane Raynor’s “Il richiamo di Eron” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License
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sei sempre bravissima ❤
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grazie!
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Molto bella, brava! ❤
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grazie!
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Bel racconto, scritto bene! Mi hai fatto pensare a certi viaggi mentali che mi capita ancora oggi di fare 😄
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Sì anch’io continuo a fare viaggi mentali 😛 grazie ❤
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