Comprendere il male: il disturbo antisociale di personalità

Titolo: Comprendere il male: il disturbo antisociale di personalità
Curatore: Patrizia Velotti
Prima edizione: 2015
Genere: Saggio di psicologia clinica
Lingua originale: Italiano
Disponibile in: Cartaceo ed E-book
Quarta di Copertina
Le caratteristiche di personalità dei soggetti criminali sono da sempre oggetto di studio, ma il costrutto di disturbo antisociale di personalità (ASPD, Anti-Social Personality Disorder) non era stato finora descritto in modo esauriente. Eppure il tema dell’antisocialità è assai rilevante, in ambito psichiatrico, psicologico, giuridico e forense, per le sue implicazioni non solo cliniche ma anche sociali. Una lacuna cui sopperisce il libro che, attraverso l’analisi di un caso clinico, affronta questo complesso disturbo, ne identifica i tratti psicologici, psicopatologici e comportamentali, mettendo a confronto i diversi modelli d’intervento psicoterapeutico.
Recensione
Vi propongo libri più specifici e meno consigliati misti a classici, fantasy, scritti da famosi e da sconosciuti. Questo è l’andamento delle mie letture e mi piace pensare di coinvolgervi in questo mondo eterogeneo che frequento. Spero con ciò di farvi scoprire qualcosa che possa suscitare il vostro interesse, anche se inaspettato, e portarvi a leggere un libro che non avreste mai pensato di comprare.
“Comprendere il male” è un titolo che ho trovato decisamente accattivante ma poco si sposa a una lettura che potrebbero fare tutti. Il linguaggio è spesso tecnico ma da questo punto mi asterrò dal commentare: non sono certo una studiosa di psicologia. Nonostante alcune terminologie particolari, a volte anche di richiamo filosofico, è un libro molto interessante.
Da ormai molto tempo la medicina si è evoluta anche e soprattutto per quanto riguarda i disturbi e le patologie della mente. Eppure il semplice andare dallo psicologo o avere un qualche problema è considerato come qualcosa di anormale, di pericoloso e di sconosciuto. Sono argomenti su cui spesso si preferisce soprassedere, nonostante creino un sacco di sofferenze e imbarazzi alla persona che ne soffre e che si sente in dovere di nascondersi, come avesse combinato chissà quale misfatto. Ed è questo nascondersi e chiudersi che spesso comporta il peggiorare di problemi preesistenti e che finiscono per minare completamente la vita di una persona e spesso anche di chi gli sta attorno. Senza contare i pregiudizi sbagliati e l’ignoranza che dilagano.
Il libro spiega cos’è il disturbo antisociale, presenta un caso clinico e vari esperti giudicano la situazione, proponendo il loro modo di approccio alla terapia. È molto dettagliato ma penso che, al lettore che non si interessi di psicologia, rimangono in mente i punti fondamentali che costituiscono il disturbo senza ricordare tutti i particolari per diagnosticarlo. Un obiettivo del libro è proprio anche il voler sensibilizzare a questo disturbo, che ancora non possiede dei precisi metodi di guarigione e vuole essere portato all’attenzione di più. Il problema è che a questo interesse spesso si associano dettagli tecnici che oscurano il linguaggio a chi non è del mestiere. Ma questo è lo stesso problema di cui discutevo anche nel saggio precedente, ovvero che, purtroppo, a voler spiegare tutto si perde l’obiettivo principale della trattazione.
Mi sono però chiesta quanto grande possa essere la nostra ignoranza. Non dico si debbano tenere in mente tutti i test e i “segreti”: altrimenti non avrebbero più lo stesso effetto se di dominio pubblico. Ma mi soffermo a pensare proprio su alcuni punti base che portano a considerare “diverso” un paziente che abbia questioni più o meno gravi da risolvere.
In ogni caso il libro, oltre a insegnarmi molto, ha stimolato conoscenze che non possedevo e spero presto di poter approfondire questo tipo di argomenti. Studio tutt’altro dalla psicologia e, anche leggendo qualche libro, non potrei mai definirmi competente. Penso comunque siano cose su cui valga la pena riflettere, perché comunque fanno parte della realtà che ci circonda ed è bene sempre sapere. Se non sapere almeno essere capaci di avere una mente aperta per non generare paure e incomprensioni. Diciamo che non è proprio il caso del disturbo antisociale che è qualcosa di abbastanza serio su cui anche gli studiosi hanno dei problemi. Ma il pensiero di fondo resta ed è importante discuterne.
Se vi è piaciuto l’articolo e vorreste leggere altro di mio, informatevi sui miei libri Qui
Rispondi