Elvira, donna di un donnaiolo
Buon lunedì! Terza puntata di una rubrica a cui tengo molto “Le menadi del Satyricon”. Tra letteratura e sesso, diritti e provocazioni! Diamoci dentro.
In un modo o nell’altro su questo blog si ritorna sempre a parlare del Don Giovanni. Credo che il personaggio non abbia bisogno di ulteriori presentazioni. Nonostante siano molte le sfaccettature che gli vengono date e con vari mezzi espressivi, tutti nella loro mente hanno un’immagine più o meno precisa di questo donnaiolo senza alcun timor di Dio, che decide di sfidare tutto e tutti pur di soddisfare tutti i suoi desideri.
Tra i personaggi che spesso l’accompagnano, ne possiamo distinguere uno in particolare: Elvira. In alcuni casi la moglie, altre volte una donna come tante che, sedotta dall’uomo, ritorna con il cuore infranto a cercarlo per riportarlo sulla retta via e convincerlo a sposarla o ritornare ai suoi affetti familiari.
Con questa breve descrizione ci sono già due punti essenziali da analizzare.
Il primo punto da considerare è che Elvira è una donna oltraggiata, non più degna della virtù di una fanciulla ma non è sposata o è come se non lo fosse. Eppure lei il più delle volte ama Don Giovanni, come magari molte altre lo amano ancora ma solo lei ha il coraggio di cercarlo. Rappresenta quasi una coralità di donne dal cuore infranto che si ergono contro il loro carnefice. Se il Don Giovanni è l’uomo delle mille donne, Elvira può incarnare la donna che contiene in sé le mille donne abbandonate. Lei esce dall’ambiente protetto in cui era destinata la donna e viaggia persino alla ricerca del suo tormentatore, carnefice e amante. In alcune narrazioni ci sono anche i fratelli che vogliono vendicarla, ma Elvira acquista tanta più importanza quando è lei a calcare la scena e ad ammettere la sua colpa (quella di aver ceduto all’amore) e a cercare la soluzione (vendicarsi o portare l’uomo sulla retta via).
Qui si innesca il secondo punto: lei vuole vendicarsi. Non che sia una cosa positiva da fare, la violenza fisica e psicologica che sia fatta da uomo o da donna non è da incoraggiare. È però qualcosa di strano in una donna che spesso veniva vendicata dagli uomini: una donna non aveva di certo le forze per un duello. E in lei questo desiderio di rivalsa si sposa con la consapevolezza di amarlo e di desiderare di redimerlo. È decisa a dire a tutti chi sia il Don Giovanni e scoraggiare gli altri di fidarsi di lui e delle sue malefatte nascoste dietro una maschera piacente. Ancora una volta si riconferma come una voce delle donne profanate che si ergono per punire il Don Giovanni.
Ho sempre pensato che Elvira sia l’inizio di quella che potrebbe essere una donna libera dal maschilismo. È una donna del suo tempo: fortemente religiosa desidera redimere il suo amore come se fosse ancora una donna angelo. Ma ci sono altri lati del suo carattere più burrascosi e innovatori che i geni sono riusciti a intravedere, anche se magari non del tutto consciamente. Non è un personaggio tragico o romantico fino a livelli estremi. Il suo dolore viene messo a tacere anche in modo innaturale. Oltretutto non era ancora l’epoca di grandi patetismi e di cento la tragedia non si concentrava sul suo personaggio. Ma penso bisogni rivalutare questa figura atipica, quasi androgina che lotta tra il suo tempo e il futuro, tra le convenzioni, la razionalità e il suo cuore.
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