[Blogtour] Recensione “Buon pranzo, buona domenica” di Chiara Michelon

Buon pranzo, buona domenica

Dopo tanto tempo ecco a proporvi una nuova recensione e, soprattutto, a partecipare a un nuovo Blogtour! Ho molte cose da dire su questo libro quindi non perdiamoci in chiacchiere!

Titolo: Buon pranzo, buona domenica

Autore: Chiara Michelon

Casa Editrice: Ventura Edizioni

Collana: Collezioni di sabbia

Genere: Romanzo di formazione

Pagine cartaceo: 128

Link acquisto: Qui

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Trama

Chi si nasconde dietro il volto di un uomo o di una donna incontrati per strada, con zaini e buste della spesa trasportati come una casa ambulante, sporchi, sudati e maleodoranti? O dietro il volto di un signore gentile che vaga per la città? Chi dietro quello di una massaia appassionata di cucina o di un giovane padre che talvolta trascorre un’insolita domenica? Questo libro prova a dare voce, in modo forte e difficilmente dimenticabile, con una scrittura serrata e coinvolgente, a queste persone, che hanno in comune una sola cosa: ritrovarsi alla Caritas di Senigallia per il pranzo della domenica, un progetto unico attivo da molti anni che coinvolge, tra ospiti e volontari, migliaia di persone.

Recensione

Il lavoro di Chiara Michelon si avvale del potere della parola non solo per raccontare delle storie, cinque per l’esattezza, ma anche e soprattutto per aprire gli occhi del lettore.

Viviamo sempre di più una vita frenetica, che non ci permette di goderci appieno il nostro tempo e i nostri cari. Siamo presi non tanto dal successo, quanto dal desiderio di sopravvivere: trovare un lavoro, portare lo stipendio per mangiare e tenere una casa. Spesso finiamo per dimenticarci delle persone che ci stanno vicino. Non parlo magari di estranei, ma proprio dei nostri affetti. Se ci dimentichiamo di chi ci vuole bene, come possiamo pensare a una realtà che ci rifiutiamo di vedere?

L’Italia sta attraversando un periodo non solo di stenti ma anche di odio. Questo libro è uno squarcio in una realtà scomoda e ho trovato il libro molto accattivante fin dall’introduzione. Tutti sappiamo cosa sia la Caritas, magari ci annoierebbe anche che ci spiegassero la sua funzione principale. Eppure non badiamo alla sua “carità” o, ancora meglio, al suo “preoccuparsi verso l’altro”. L’aiutato e l’aiutante si sentono entrambi appagati da questo gesto. Ci si riempie di amore in un mondo in cui ci hanno insegnato ad apprendere la storia dalla guerra e non dalla pace, come se i periodi di pace non abbiano niente da insegnarci. Il guaio è che, nonostante i numerosi esempi di guerra, si finisce sempre per cadere negli stessi errori del passato.

Il primo racconto è quello di Livia, la cuoca veterana. Ho trovato nel complesso un po’ di ripetizioni di concetti ma è molto bella l’idea di cucinare per l’unico scopo di donare amore senza sapere a chi lo si fa, senza pretendere la riconoscenza a vita dell’altro. Ho trovato anche molto commovente la storia di Olga e mi sarebbe tanto piaciuto leggere anche un racconto dal suo punto di vista. La domenica è il giorno in cui il tempo si ferma ed è possibile incontrare gli altri. Una cosa che mi è piaciuto del suo personaggio è anche il fatto che non obblighi a essere volontari e lo considera un puro gesto spontaneo. Il libro non apre la mente, non vuole far sentire inferiori chi non fa volontariato.

Il secondo racconto è quello di Karim. Karim si avvicina a una ragazza sola e spaesata. È l’incarnazione fisica di questo aiuto che si protende a chi non si conosce e che ha vissuto, in questo caso, la stessa sofferenza che rilegge negli occhi di lei e nei suoi stessi ricordi. Parla della sua esperienze durante le guerre civili in Costa d’Avorio e sono, purtroppo, pezzi d’attualità che spesso mancano a molte persone per ricostruire un quadro della situazione. Quando parla del terribile viaggio in mare ho avuto molti pensieri e riflessioni. Ho pensato a quanta disperazione deve andare incontro questa gente per imbarcarsi in un viaggio della morte, per poi arrivare in Italia e non essere messi in condizioni di vivere. So che il problema dell’immigrazione è un problema di un certo calibro, ma mi chiedo come si possa alimentare tutto quest’odio per queste persone. Ho pensato anche al famoso quadro di Gericàult, “La zattera della Medusa”. La sofferenza, i corpi aggrovigliati, il mare tumultuoso e in lontananza una speranza che non si sa mai se si riuscirà a raggiungere.

Il terzo racconto è quello di Amid, il Prince. Amid è il personaggio che incarna l’eleganza per il racconto. Per me è più un fattore di dignità. Non che gli altri personaggi non ce l’abbiano, ma lui nella situazione atroce in cui si trova, cerca di riappropriarsi della dignità umana che gli eventi vorrebbero strappargli. È l’uomo che non cede alle malefatte se non per disperazione e ne paga le conseguenze. L’episodio della carne di maiale è uno spunto molto interessante e, un problema che per noi potrebbe sembrare banale, potrebbe portare conseguenze gravi nella Caritas, come l’episodio dell’aceto per Luca.

Il quarto racconto è di Luca, un altro dei volontari. Mi è piaciuto il fatto che le storie si toccano tra loro per individuare nuovi e vecchi personaggi, facendo toccare più realtà. Luca è un padre di famiglia e assiste al racconto della storia della coppia rumena, costretta ai sacrifici più grandi pur di mantenere l’incolumità della loro bambina e del loro amore.

Il quinto racconto è quello del signore gentile, il più toccante. Il sabato è il preludio della domenica e riesce a dargli speranza. In questo ci ho ritrovato una certa tematica leopardiana. Anche l’idea del “SOLO”, ovvero una parola piena che esprime vuotezza, è stata molto toccante: il suo punto di vista ha le immagini più efficaci. Parla dell’educazione, della vecchiaia e infine il suo personaggio pronuncia il titolo del libro. Il suo personaggio è quello che potrebbe sembrare “fuori contesto”, ma invece l’autrice vuole mostrare come la Caritas non chiuda la porta a nessuno e non si fermi a indagare sui motivi che hanno portato le persone ad andare, accettando tutti indistintamente.

La scheda finale con tutte le informazioni della Caritas penso sia stata molto utile per comprendere appieno i suoi servizi e apprendere di un mondo di cui non si parla abbastanza.

Consiglio questo libro. Lo stile è molto scorrevole e leggero ma al contempo è capace di far riflettere e aprire le menti e il cuore.


 

Le altre tappe

2 risposte a "[Blogtour] Recensione “Buon pranzo, buona domenica” di Chiara Michelon"

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