L’importanza dei Titoli – Riflessioni su “Don Giovanni in musica”

L’importanza dei Titoli – Riflessioni su “Don Giovanni in musica”

 Don Giovanni: “Là ci darem la mano, Là mi dirai di sì. Vedi, non è lontano; Partiam, ben mio, da qui.”
Zerlina: “(Vorrei e non vorrei, Mi trema un poco il cor. Felice, è ver, sarei, Ma può burlarmi ancor.)”

  – “Don Giovanni” musiche di W. A. Mozart; libretto di Lorenzo Da Ponte


Il libro di cui voglio parlare è “Don Giovanni in musica” di Nino Pirrotta. Il libro mi è piaciuto molto ma volevo concentrarmi su una riflessione che mi ha suscitato il testo: l’importanza del titolo.

Nella prima parte del saggio si cerca di ricostruire la storia della nascita del famoso personaggio del teatro occidentale. E subito quello che colpisce gli studiosi è l’evoluzione dei diversi titoli. Infatti essi evidenziano diversi aspetti della vicenda su cui l’autore si concentra e conduce a un’evoluzione nel considerare il personaggio attraverso i secoli.

Ad esempio “L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra” di Tirso de Molina mette subito in luce due aspetti. Il primo è che la qualità preponderante del personaggio è quello di ingannare. Inganna le donne per sedurle, inganna gli uomini per rapire le loro mogli, le loro sorelle e le figli, inganna persino le autorità celesti. Il secondo è il convitato di pietra, antagonista che rappresenta la punizione per il malvagio. Abbiamo quindi il protagonista negativo e l’antagonista deus ex machina che dà una morale alla vicenda.

Per essere tanto fortunato da viaggiare attraverso i secoli, il Don Giovanni è sicuramente un personaggio che affascinava, soprattutto in una società tanto chiusa e repressa sessualmente. Nonostante questo fascino, non lo si poteva perdonare in quanto distruttore dell’ordine sociale. Questo diventa chiaro in titoli come “L’empio punito” su musica di Melani e libretto di Acciaiuoli. Dove viene enfatizzato negativamente il suo essere ateo. Per la mentalità dell’epoca l’ateo non possedeva il “timor di Dio” e, di conseguenza, venivano meno in lui tutte le sei virtù cristiane, diventando un personaggio fortemente pericoloso e negativo.

Solo successivamente, in epoca ottocentesca, fu possibile dargli un’aura degna del Lucifero di Milton. Basti pensare a Byron che lo rese un anti-eroe immortale, quasi due secoli dopo le opere citate precedentemente. Nelle opere che riportano spesso il nome “Don Giovanni” l’attenzione si sposta sulla psicologia del personaggio. L’importante non è più dare una morale ma viene sviscerato il suo carattere per guardare la sua passionalità, il suo orgoglio fino a umanizzarlo e farlo diventare una persona come tante.

Il mio excursus è rapido e vi invito a fare qualche ricerca al riguardo. Arriviamo al nocciolo della questione. Scegliere un titolo accattivante per una storia è difficile. Si pensi anche all’episodio del titolo “Il Nome della Rosa” di Eco. È stato scelto perché “era il nome più bello”. Un altro titolo che Eco voleva dare al libro era “Adso da Melk”, scartato poi perché in Italia i libri con i nomi dei protagonisti non avevano mai avuto fortuna.

A partire da questi episodi il titolo deve: illustrare qualcosa di fondamentale della storia e tener conto della “bellezza estetica” che potrebbe renderlo accattivante al lettore. Questo non significa copiare, questo non significa limitarsi nella scelta. Questo significa ponderare, riflettere e almeno trovare un titolo il cui nome potrebbe risultare accattivante e adatto alla storia narrata.


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