Recensione su “L’inquilino del terzo piano” di Roman Polański

Recensione su “L’inquilino del terzo piano” di Roman Polański

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Informazioni Generali

Titolo: L’inquilino del terzo piano

RegiaRoman Polański

GenereOrrore, Thriller

Anno: 1976

Durata:  125 minuti

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Interpreti

  • Trelkowski: Roman Polański
  • Stella: Isabelle Adjani
  • Monsieur Zy: Melvyn Douglas
  • Madame Dioz: Jo Van Fleet
  • Scope: Bernard Fresson
  • Portinaia: Shelley Winters
  • Georges Badar: Rufus
  • Barista: Jacques Monod
  • Madame Gaderian: Lila Kedrova
  • Simon: Romain Bouteille

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Trama

Trelkowski, impiegato polacco, è alla ricerca di un appartamento a Parigi. Pochi giorni prima Simone Choule si è gettata dalla finestra di un appartamento che ora Trelkowski si ritrova a visitare. Trelkowski si reca in ospedale per parlare con Simone riguardo all’affitto dell’appartamento. La ragazza però è completamente fasciata e in fin di vita, oltretutto urla alla vista di Trelkowski. Alla morte di Simone, Trelkowski entra in possesso dell’appartamento e inizia a essere maltrattato dai vari inquilini del palazzo, che lo trattano come se fosse Simone…

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Considerazioni Personali

È stato il primo film di Polański che ho visto e me ne sono innamorata. Del regista ne ho visti altri due (Repulsione e Rosemary’s baby) ma questo è sicuramente quello che preferisco. Non solo si presta a moltissime interpretazioni (su cui non voglio dilungarmi più di tanto: si possono trovare facilmente sul web). Oltretutto Polański stesso recita ed è fenomenale.

Quando ho visto Rosemary’s baby ho riconosciuto subito la mano di Polański. Se si guarda con attenzione Repulsione, si nota anche lì il suo stile. È l’abilità di descrivere vite normali e una quotidianità che a un certo punto si infrange, fino a incontrarsi con il paranormale. Questo paranormale è talmente sottile che l’osservatore (e il protagonista) lo prende per vero: diventa realtà di tutti i giorni. I problemi si insinuano lentamente, fino ad avere il sopravvento. Alla fine si prova una vera e propria angoscia. Si vorrebbe che il protagonista si svegliasse dall’abisso in cui sta precipitando ma ne è incapace. Gli eventi futuri poi (sia in Rosemary’s Baby che in L’inquilino del terzo piano) sembrano smentire qualsiasi normalità. C’è dell’arte in questa rappresentazione della realtà e amo tantissimo le sensazioni che mi regala. All’inizio ne sono turbata ma poi la tensione si va sciogliendo sempre di più e mi sento libera.

Il film si sviluppa in cerchio, come un serpente che si morde la coda. È molto presente la simbologia egizia e ci sono vari rimandi ai loro riti funebri. Sono simboli che già fanno presagire qualcosa di strano nella trama ma solo procedendo con il racconto si può capire quanto sia geniale.

Il protagonista finisce per alienarsi da sé, fino a crearsi una nuova identità. Si ritrova in una situazione nuova dove ha una sua identità ben precisa ma tutti gli eventi attorno a lui lo portano a mettere in dubbio chi sia veramente. Il personaggio di Polański vive una sorta di dubbio amletico che non riesce mai a risolvere. Il suo divenire non è mai definito con precisione: ha le sfumature di un sogno. L’osservatore è portato irresistibilmente a immedesimarsi e a sentire sulla propria pelle le stesse sensazioni che prova il protagonista. Quando guardo un film di Polański sono portata al contempo a riflettere e a prestare la massima concentrazione a quello che sto guardando: ho avidità di sapere cosa succede. Ma al contempo si sfiorano molti problemi di attualità (qui il suicidio ad esempio). Sono temi molto pesanti ma qualche volta vale la pena di sensibilizzarci con un film, anche se la storia è posta sotto l’aspetto di un thriller. È uno dei film che vi consiglio con più calore: quando l’ho vista mi ha cambiata. Riserva uno scorrere di sentimenti unico 🙂 .

Vi lascio una scena del film!

 


Link di approfondimenti

 


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4 risposte a "Recensione su “L’inquilino del terzo piano” di Roman Polański"

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