Vi ricordo che la storia è un’ispirazione data dal romanzo della Woolf “Le onde”, quindi lo stile è abbastanza particolare ^^
«Mi sono perso» disse Iago «vedo una casa in lontananza. Credo che passerò lì per chiedere ospitalità. Come abbia fatto a perdermi, non lo so. Sarò scivolato via, quando ormai tutto sembrava insostenibile. Mi sono liberato, spero. In realtà sono libero solo nel momento in cui sono solo. Poi tutto ritornerebbe a gravarmi sulle spalle. Forse non dovrei chiedere ospitalità in quella casa. Mi obbligherebbero a essere ciò che non sono. Forse è abbandonata: gli arbusti del giardino non sono curati. Sarebbe la cosa migliore che potrebbe accadermi oggi. Solo ma nel conforto. La natura è bella ma ha qualcosa di terrorizzante: fino in fondo non mi riesce di capirla. Non so nemmeno se lei abbia una volontà o risponde solo ai capricci della sorte. Ha delle regole, che si susseguono in modo ciclico. Ma a volte la razionalità, che si cerca di estrapolare dalle sue trame, fallisce. Ma ecco ormai la casa».
«Uno straniero» disse Magda «Interrompi la conversazione con me, tu…»
«Vanja» disse Vanja.
«Tu» disse Magda «E guarda quell’uomo che viene in questa casa».
«Ho paura» disse Vanja «non guardo perché non voglio che bussi alla mia porta. Mi piace vantare ospitalità, ma ho paura».
«Di cosa?» disse Magda.
«Della diversità» disse Vanja.
«Nel momento in cui mi parli» disse Magda «non parli forse con qualcosa di diverso di te e di estraneo? Le parole ci avvicinano. Magari diciamo cose che non intendiamo o sentiamo cose che non diciamo, però è la comunicazione a unirci. Anche se litighiamo ci uniamo. E poi cosa temi? Volevo derubarti e ora mi dai quella fiducia tale da confessarmi le tue paure».
«Non mi fido di te» disse Vanja «ma credo di non avere scelta. Discredito le tue intenzioni ma fin ora ho ammirato la tua azione. Che penso sia cosa più importante del pensiero».
«Se io ti volessi abbracciare o baciare» disse Magda «ma non lo facessi, allora l’azione sarebbe più importante del pensiero?»
«No» disse Vanja «ma se tu non me lo dicessi non potrei sospettarlo. Ma se tu me lo dicessi, vorrebbe dire che volevi che sapessi della tua intenzione. E in quel momento diventerebbe importante l’intenzione. Poi è come se avessi fatto quello che pensavi. Se poi me lo rivelassi e lo facessi anche, dopo aver visto la mia reazione positiva, sarebbe anche meglio».
«E se io ti dicessi che volevo derubarti» disse Magda «e poi non l’avessi fatto?»
«Anche in quel caso» disse Vanja «mi riveli una tua debolezza e di come tu abbia portato una cattiva azione nei miei confronti. Ho paura ma se lo hai rivelato non devo temerti».
«Va dunque sempre premiata» disse Magda «la buona intenzione?»
«Penso» disse Vanja «di sì».
«E allora perché spesso» disse Magda «vediamo solo il brutto?»
«Credo» disse Vanja «che sia più semplice che vedere il bene».
«Non capisco questo ragionamento» disse Magda.
«O forse» disse Vanja «desidereresti solo di non capirlo. Anche per questo è più semplice così».
«Forse è vero» disse Magda «ma mentre chiacchieriamo, ecco lo straniero».
«Distrarsi dalla paura» disse Vanja «te la fa quasi dimenticare».
Alice Jane Raynor’s “Danzatori nell’Oscurità” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.