Confessioni di una giovane sposa

Confessioni di una giovane sposa

Questa storia partecipa alla diciannovesima challenge del Circolo di scrittura creativa Raynor’s Hall.Il tema estratto per questo mese è stato “Nozze” proposto da me

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Mi sporsi ancora una volta a vedere l’interno della Chiesa. La navata era gremita di persone e l’odore dei fiori presenti mi giungeva sin lì. Cercavo di concentrarmi sulla respirazione ma l’ansia saliva sempre di più. Dovevo accontentarmi di star seduta su una sedia: il vestito bianco mi impediva di muovermi con libertà e oltretutto non avrei voluto sgualcirlo. Mi guardai al cellulare. Il volto portava i segni dell’insonnia della notte prima. Quello che doveva essere uno dei giorni migliori della mia vita stava diventando un incubo. Un incubo. Con la mano cercai di aggiustare al meglio l’abito: se avessi rovinato anche quello, più che una sposa sarei parsa una condannata al patibolo nella Place de Grève.

Sin da bambina mi era stato insegnato che il matrimonio sarebbe stato l’apoteosi della mia vita. Nelle fiabe, nei libri, nei film tutto pare ricondurre a questo fine ultimo per la donna. Con il matrimonio si conquista la felicità e chi non riesce a ottenere il matrimonio muore infelice. Avevo paura di quel passo. La felicità per tanti versi è un concetto troppo astratto per me. La felicità esiste, non dico di no, ma siamo troppo presi dal peso della nostra sofferenza per accorgerci che essa ci è accanto. Sono la tipica persona che si fa divorare dall’infelicità e dalla malinconia. Penso che spesso tutto mi venga strappato per buttarmi in un baratro ancora più profondo. Non nego sia colpa della mia suggestione ma ho paura che tutto a un tratto tutto possa venirmi strappato. Nelle fiabe, nei libri, nei film con l’infelicità c’è avventura e passione, con la felicità c’è una stasi mortale. Non voglio una stasi mortale, preferisco essere infelice ma viva. Il brutto fa parte della vita e lo sentiamo più del bello.

Amo il mio compagno. Ho la fortuna di aver trovato una persona che mi rispetta, che sia il mio amante e il mio compagno, che sia un complice. È tutto per me, forse persino più di quanto dovrebbe essere, ma non ho mai avuto motivo di scoraggiare una vicinanza così profonda tra le nostre anime. Più volte mi ha proposto il matrimonio e più volte ho rifiutato come potevo, dilaniandomi tra il timore di ferire i suoi sentimenti e tra la paura del matrimonio. Alla fine ho dovuto cedere: non riuscivo più a ferirlo. Per me le cose sarebbero potuto andare avanti anche in quel modo e mai gli avrei rinfacciato niente. Forse per lui non era abbastanza. Non mi sono mai sentita pronta per scrivere “fine” alla mia fiaba, al mio libro, al mio film. Il matrimonio potrebbe essere un nuovo inizio ma di cosa? Sarò ancora capace di riconoscere il mio lui e la mia nuova me stessa alla luce delle nozze?

Fin dall’antichità il matrimonio è stata una vendita della donna all’uomo. Quest’idea la ripudio, mi fa ribrezzo. Ora è diventato un puro contratto, uno scambio di firme legalizzate. Ma questo è solo un matrimonio ufficializzato. Penso ci si possa sposare anche senza mettere delle firme. Il matrimonio dovrebbe essere inteso come una cosa molto più profonda e molto più intima. Si dovrebbe essere in grado di promettere senza testimoni: sarebbe un giuramento nei confronti dell’altro. Ogni coppia che si ama ha il proprio matrimonio privato: una serata particolare, un ritrovo inatteso, un bacio inaspettato. Solo che molti non sanno riconoscerlo, ma è in quell’esatto momento che si promette di stare insieme fino a quando la presenza dell’uno è piacere per l’altro. Ho paura ad ammettere pubblicamente di aver sposato il mio uomo. Non perché mi vergogni di lui ma perché mi vergogno del mio sentimento, così naturale ma che mi rende tanto fragile.

Mi alzai in piedi ancora una volta. Era arrivato il momento di farsi avanti. Le gambe mi tremarono per l’ansia e fui rapida ad appoggiarmi al primo sostegno vicino. Respirai ancora. Era arrivato il tempo di scrivere “fine” e iniziare una nuova storia.


Creative Commons License

Alice Jane Raynor’s “Confessioni di una giovane sposa” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License

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17 risposte a "Confessioni di una giovane sposa"

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  1. Una storia in grado di far riflettere. La sposa potrebbe essere una ragazza qualsiasi con una spiccata sensibilità; le sue confessioni mi hanno condotto oltre il racconto in cerca di un possibile seguito. Mi sono trovata a chiedermi come sarà la sua vita da sposata. La risposta poi me l’hanno fornita le ultime righe del racconto. Hai sollevato una questione che penso sia condivisibile da molti, ma difficile da mettere in atto: il matrimonio-contratto contrapposto al matrimonio profondo, fatto di semplici gesti d’affetto, un giuramento silenzioso che non ha bisogno di testimoni.
    La lettura è stata piacevole per lo stile e l’abile introspezione della protagonista, e coinvolgente per come hai trattato la tematica. Complimenti! 🙂

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