Due volti spirituali: l’arcidiacono Frollo e il vescovo di Digne
Chiunque nella propria vita abbia letto per una volta “I Miserabili” di Victor Hugo, conosce bene uno dei personaggi presentato nei primi (e interminabili) capitoli del libro: il vescovo di Digne. La sua figura è quasi irrilevante per tutto il libro, poiché compare molto poco, ma è la causa del cambiamento di Jean Valjean, il protagonista. Hugo è ben conscio del suo ruolo e descrive le sue azioni di carità fin troppo. Finisce quasi per annoiare il lettore con il suo entusiasmo per la ricerca e per il dettaglio. Il vescovo di Digne ispira bontà nell’animo distrutto di Jean Valjean, restituendogli il desiderio umano di fare del bene, nonostante quanto di cattivo possa essergli fatto e quanto difficile possa essere. Il vescovo di Digne incarna il primitivo spirito cristiano, una sorta di Fra Cristoforo. Il vescovo di Digne spoglia se stesso delle sue ricchezze per donarle ai bisognosi, diventa più povero dei povero, parla con gli emarginati e consola i loro animi afflitti con la sua carità e il suo grande senso di sacrificio. Lascia persino la porta della propria casa sempre aperta: la sua casa è una Chiesa in cui chiunque è benvenuto. Persino il ladro che potrebbe derubarlo o persino l’assassino che potrebbe ucciderlo. Quello che Hugo cerca di descrivere non è sicuramente un uomo, ma un ideale. Sono passati secoli dalla denuncia di Martin Lutero e dalle 95 tesi di Wittenberg, la Chiesa non ha migliorato il suo comportamento e i suoi peccati. Se non vende più indulgenze, ha sempre una certa influenza politica e una certa corruzione nella sua casta. Lo spirito romantico getta in Europa un ritorno al credo in un Dio. Come molti altri, Hugo forse ancora vaneggia un vero cristianesimo e i suoi valori; un cristianesimo di rispetto e di altruismo, non di oppressione e ipocrisia. L’uomo senza Dio è un uomo che non ha conforto e speranza, un uomo senza un qualcosa in cui credere non è un uomo. Victor Hugo è ormai maturo ne “I Miserabili” e ha bisogno di un conforto per la sua vita. Donando alla letteratura il vescovo di Digne e i suoi allegorici candelabri d’argento che illuminano la via, Hugo vuole dare una luce nella vita dell’uomo. A ognuno il suo credo, il suo messaggio non è tipo teologico ma di tipo umanistico, poco importa che usi il messaggio cristiano (quello più vicino alla sua educazione europea) ma la purezza delle sue parole. “I Miserabili” è il quadro della vita sociale e individuale della Francia del tempo e se si può dire che l’uomo rimane sempre tale nel suo animo, ebbene è dunque un quadro che nella sua profonda natura umana può essere ancora applicato ai nostri giorni.
A soli 29 anni Victor Hugo pubblica un altro romanzo, il primo ad avere successo “Notre Dame de Paris”. Qui emerge l’arcidiacono Frollo, oscuro anti-eroe che si oppone alla figura ultraterrena del vescovo di Digne. Nei suoi 29 anni Hugo forse era più reale, perché ancora non aveva un gran desiderio di sperare in una vita migliore. Frollo è oscuro, solitario e dedito unicamente ai suoi studi. Nonostante sia l’arcidiacono di Notre Dame prova passione per la scienza, considerata come eresia. È altruista per il bene di suo fratello Jehan (salva infatti Quasimodo in fasce) ma non è un santo. È troppo impegnato nei suoi studi per essere peccatore ma è un ecclesiastico per poter accedere alla sorgente di sapere che la Chiesa permetteva al tempo. Il peccato di Frollo è quello di essere umano e di dover cedere al richiamo della sua natura. È un anti-eroe spinto dalla sua umanità repressa. Come gli altri personaggi di Notre Dame, è solo vittima della Fatalità. Anche Jean Valjean non è colpevole ma solo una vittima di una realtà più grande di lui: la miseria.
Approfondimenti
Analisi su “Notre-Dame de Paris” di Victor Hugo