Non hai mai capito niente
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Titolo: Non hai mai capito niente
Autore: Marco Freccero
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Trama
“Si è alzato dal letto un paio di ore fa e se ne sta disteso sul divano, a guardare la televisione.” Questo è l’incipit di “La gioia che ci hanno tolto”, uno dei racconti con i quali Marco Freccero esordisce nella narrativa. Uno spaccato di vita quotidiana, una coppia divorata dalla crisi, che cerca di restare a galla.
I protagonisti di questi 13 racconti (anzi: 12+1), hanno in comune la nostalgia per un passato o una condizione che sembra compromessa per sempre. L’imprenditore fallito, che vede l’azienda andare all’asta; la moglie abbandonata dal marito, che col figlio ricostruisce un poco di serenità; una coppia che si separa e che prova a rimettersi assieme; un’altra che vede la propria armonia spezzarsi all’improvviso, in una sera d’estate dolce e tranquilla; i due coniugi destinati a “tappare i buchi”; Cinzia che lotta per non precipitare.
Questi racconti sono una chiamata, un invito: il lettore dovrà decidere se queste vite sono un po’ anche sue, oppure se appartengono a un mondo di perdenti nemmeno degno di compassione.
Recensione
“Non hai mai capito niente” è una raccolta di racconti che mi ha piacevolmente sorpresa per lo stile, per le tematiche e per la realtà vivida che il lettore può toccare con mano. I protagonisti sono spesso affetti da una sorta di paralisi, come si può trovare nei racconti di Joyce: una sorta di “sindrome dello spettatore” in cui tutto si distorce e i personaggi subiscono qualcosa, un po’ “il pesce rosso” di cui parla la prefazione al libro. In questi racconti si mescolano il disastro e la positività per delineare la varietà della realtà. Non ho potuto nemmeno fare a meno di notare che le donne spesso giocano un ruolo fondamentale e forse in un certo senso riescono ad avere la meglio, almeno rispetto ai personaggi maschili.
Uno dei racconti “Del tutto inaspettato” mi ha ricordato “Il treno ha fischiato” di Pirandello, almeno per la prima parte: il protagonista sferra un pugno ed è solo la manifestazione di un suo stare male interiore. È forse dopo a rendersi conto di voler “ritornare alle origini” e godersi una giornata, senza ricordare le disgrazie da cui è accerchiato. La crisi economica e sociale diventa spesso una cornice ai racconti di questa raccolta e rispondono a quella che è anche la crisi dell’individuo. L’io è spettatore della propria vita: sopprime i propri sentimenti e questo porta a un riemergere violento della personalità. In una società che purtroppo spesso soffoca le vere personalità, la violenza diventa l’unico modo per riprendere consapevolezza di sé. La moglie è l’antitesi di questo idillio: le sue motivazioni sono reali (lo stipendio fa vivere) ma non comprende la realtà (il bisogno del marito di esprimere la sua natura). Questo primo racconto è emblematico per comprendere tutti gli altri, è la chiave del mondo che l’autore ci apre. Dove realtà e reale sono presenti ma spesso non coincidono, perché entrano nella realtà tanti fattori (la stessa natura umana) che il “reale” non riesce a contemplare.
L’autore poi riesce sempre a variegare e ogni racconto risulta molto interessante. Si susseguono la fiducia nell’andare avanti (“Detriti”), rimpianto di un passato che non tornerà (“Non è più come una volta”), la fatalità improvvisa (“La fortuna che abbiamo”), speranza nei sogni (“Le balene nel deserto”)…
Avrei parlato di ogni racconto ma non voglio togliere ai lettori il piacere della lettura e della scoperta. Consiglio vivamente questo libro che mi ha tenuto piacevolmente compagnia, a volte ho riletto anche i racconti più volte perché mi sono piaciuti molto. Mi congratulo per l’autore per il suo libro e spero di leggere presto altro di suo.
Grazie Alice 🙂
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Grazie a te per avermi dato la possibilità di leggerlo 🙂
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