Danzatori nell’Oscurità – Parte XIV

«Cosa sconvolge la bella maratoneta?» disse Lysandre «Prima Vanja bagnava il suo bel volto di lacrime, adesso Haydée si morde le labbra e trattiene il pianto, incapace di far scivolare il male che la investe e la colpisce in pieno. Non si consola, parlando con qualcuno, correndo nella natura o  confidandosi con se stessa. Trascina il dolore nascondendolo alla luce del sole e lascia che nella notte le radici della sofferenza scavino delle case sempre più profonde. Non affronta il problema e si crogiola in un lamento sordo che ha paura di esprimere. Che mostrare il proprio tormento sia tanto difficile?»
«Se anche solo la luna mi osserva» disse Haydée «il mio dolore è troppo manifesto. Devo celare agli occhi altrui quello che potrebbe essere un motivo di debolezza e un modo per essere attaccata. Se qualcuno adesso dovesse colpirmi, non avrei le forze per difendermi, né per resistere. Mi lascerei travolgere da tutto quello che accade e non avrei la forza per oppormi. Qualcosa mi logora dall’interno e sanguino senza che vi sia rimedio per curarmi. E’ un male tanto terribile perché non fisico e mi uccide un morbo silenzioso, di cui non posso farne parola perché tanta è la vergogna. Sì, vergogna, non ho altro modo per chiamarla. E’ la vergogna di aver ceduto a un amore di cui solo io sentivo la fiamma e mi sono fatta illudere da chi non provava per me se non un fuocherello labile, fatuo, magari pronto a posarsi sulle attenzioni di un’altra donna appena mi fossi arresa ai suoi piedi. L’ho visto allontanarsi via da me appena avvertii gli effetti della freccia di Cupido lacerarmi le carni. E’ un allontanamento di cui soffro, mi stringe il cuore e non posso fare niente per trattenerlo, né posso rimproverarlo perché il suo cuore non mi ha mai giurato niente, né mai veramente mi è appartenuto. Amo colui che fingeva di amarmi ma ha sempre amato un’altra e mi struggo perché non capisco il suo interesse per me: provava qualcosa per me, voleva solo divertirsi oppure era solo un modo per dimenticare la sua bella? Non so, né posso saperlo. So solo che il dubbio mi lacera, il dolore mi contorce. Se anche conoscessi la verità non potrei stare in pace, non guarirei dall’amore. Forse il dubbio è essenziale per non badare a una sofferenza ben più grande e ben più grave che rischierebbe di lasciarmi prostrata in un pozzo d’orrore. Avrei apprezzato la sua onestà, lodato la sua sincerità e soffocati i singhiozzi che sarebbero stati pronti ad assalirmi. Solo “perché” è il cupo richiamo che si affaccia nella mia mente, lamento di volpe nella notte buia. Ma nessuno ormai può rispondere ai perché, se non una persona il cui sangue bagna il mio cuore ferito».
«Confusione» disse Dmitrj «non è il momento, no. La testa è in delirio, il cuore in tumulto. Amo o non amo? Non amo ma sono in dubbio. Tutto il resto non ha importanza. Trascinerò tutto dietro, celandomi allo sguardo del sole. La mia viltà non merita lacrime».

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Alice Jane Raynor’s “Danzatori nell’Oscurità” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.

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