(E’ consigliabile la lettura del precedente post Qui). Qual era invece la condizione della nobiltà inglese? Si trastullavano meno nello sperpero, soprattutto perché erano obbligati a essere attivi nei loro affari e non aggravavano lo Stato, altrimenti finivano per vendere il loro titolo a chi era più danaroso. Ma perché l’aristocrazia non era divinizzata come in Francia?
L’Inghilterra, scrivendo la Magna Charta, aveva ormai da secoli stabilito la discutibilità della monarchia e la presenza del Parlamento aveva sempre in un certo senso limitato l’assolutizzazione del potere da parte del sovrano; anche Elisabetta I non poteva completamente ignorare i suoi ministri ed era costretta a mediare i suoi propositi. Con Cromwell poi la borghesia aveva assunto un ruolo fondamentale e aveva dato un motore in più allo sviluppo commerciale ed economico dell’isola, avvantaggiata anche dalla sua posizione che la immetteva direttamente nell’Oceano. L’esperienza repubblicana ha fatto prevalere l’ideologia puritana (anche sull’aspetto economico) e ha portato un’ulteriore valutazione della monarchia come un’immagine, al contrario della Francia. I nobili avevano un seggio in parlamento, dovevano interessarsi degli affari di Stato e dimostrarsi dinamici per i loro affari e quelli di tutti. Erano un potere forte ma aveva i suoi doveri, la monarchia stessa era un modello che tutti gli altri avevano bisogno di seguire per il tipo di vita familiare, comportamentale, ecc… era un modo per tenere unita l’intera nazione sotto un simbolo. Come tutt’oggi del resto. Si può ben quindi capire quanto le due società fossero lontane l’una dall’altra e profondamente diverse, anche se strutturate in apparenza allo stesso modo.
I Peers (cioè i nobili) non avevano quindi una vita statica ma si preoccupavano che le terre producessero e gli dessero rendita, erano processati e condannati se non pagavano (e perdevano tutto il loro prestigio, più raramente venivano processati per altro visto che loro stessi erano giudici delle loro terre). Il matrimonio quindi assunse anche un ruolo fondamentale per l’economia e per rimediare ad affari sbagliati. Gli arricchiti che diventavano nobili, anche se disprezzati, erano in un certo senso incoraggiati dall’Inghilterra che preferiva una società dinamica e adatta a mandare avanti l’economia piuttosto che i soliti a godere dei propri privilegi senza far niente.
I parvenu erano disprezzati, non considerati puri ma il denaro aveva il potere di farseli ingraziare e se erano abbastanza abili da sopportare la prima ondata di odio, avrebbero potuto insediarsi con grande successo tra i nobili. I borghesi inoltre erano alimentati e incoraggiati dallo stesso mito del povero che si arricchisce con il lavoro, guadagnandosi rispetto e la propria indipendenza (da Charles Dickens a Elizabeth Gaskell), gli aristocratici quindi avevano meno tempo di occuparsi di moda e preferivano investire la loro ricchezza piuttosto che sprecarla in inutili apparenze. Erano più impegnati a sopravvivere contro gli emergenti piuttosto che ostentare il loro status sociale. Anzi erano i borghesi ad avere più ostentazione per cercare di imitare i nobili e finivano per diventare più goffi e pomposi per cercare di raggiungere il loro livello e farsi notare in società.
Dediti meno tempo a curare il loro aspetto, i nobili non inventavano certo mode e si aggregavano a seguire i dettami dei loro fratelli francesi, smontando tutto in qualcosa di più sobrio e decisamente meno pacchiano.
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Molto interessante! Un grande abraccio.
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Grazie! Un abbraccio anche a te.
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Molto interessante.
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