«Vanja» chiamò Haydée «Vanja, perché tu non…
Faccio capolino dalla porta, esponendomi poco, gli occhi neri ad analizzare quello spazio ricco. Ho paura di farmi vedere, ho paura di disturbare e di essere di troppo. Ho timore di spaventare quell’esplodere di emozione sempre riservato, sempre silente. Ho paura di invadere uno spazio che non mi appartiene, di poggiare lo sguardo profano su un bellissimo tempio dominato dall’erica selvaggia. Mi sembra di assistere a una scena a cui non dovrei presenziare. Vorrei amalgamare il mio dolore al suo, vorrei abbracciarla e d’entrare a far parte del suo stesso universo, per farle capire di non essere sola»
«Vanja» chiamò Dmitrj «Vanja, perché tu non sorridi?
Il tuo sorriso è sincero, nasconde una spontanea gaiezza e ombre che tu non vuoi mostrare. Non come Haydée, che si adombra del mistero: tu ti illumini di una gioia che non hai, ti circondi di nebbia che inganna l’occhio dell’osservatore, che si sofferma alla superficialità della vista. Cosa pensi che abbia il tuo sorriso di così repellente, di abietto, di brutto? Un sorriso è un sorriso, nulla può cancellare questo. Un sorriso è il concretarsi di una gioia, cristallizzata nell’attimo di inattesa e di culmine della felicità. Cosa può avere che ti spaventa, che ti terrorizza? E anche quando sorridevi timidamente, senza la vera foga, non era mai un vero sorriso, perché lo hai voluto sottrarre al mondo intero»
«Vanja» chiamò Lysandre «Vanja, perché tu piangi?
Il tuo volto, piegato come una corolla di un fiore, è cosparso dalle lacrime. È uno spettacolo tanto dilaniante quando magnifico. Nel guardarti sperimento quel sublime e le intemperanze della natura le ritrovo tutte nel tuo magnifico sguardo, così scosso da una luce che mi lascia estasiato. Non so come agire e ti rimiro, immobile, volendo solo consolarti da quel dolore che fa fremere il tuo debole corpo. Quanto dolore nascondi e hai bisogno di sfogarlo da sola, senza che ti confidi in braccia amiche e senza che tu faccia partecipe il mondo di quella sensibilità e bellezza che cela il tuo animo. Metti da parte questa tristezza, metti da parte questa solitudine e lascia che ti abbracci, per consolare le tue guance e il tuo cuore afflitto»
«Perché» rispose Vanja «perché vi preoccupate per me?
Sono un granello tra la polvere, sono la scintilla di un giorno destinata a perdersi in un’oscurità senza fine. Forse io esisto? Ai vostri occhi assumo forse il valore di persona? Sono pensiero, sono azione, sono sentimento? Non è possibile che concretizzi tutto questo, non è possibile che sia una così grande totalità. Io sono nulla, non so nemmeno perché piango, non avrei il diritto di farlo. Ancora non capisco perché le lacrime continuano a solcare il mio viso, ancora non capisco perché assuma tutte queste prerogative di donna. Tutto quello che ho scacciato in apparenza, mi assale con forza e prende possesso del mio cuore. Forse sarà proprio il dolore a cancellarmi dal mondo»
Alice Jane Raynor’s “Danzatori nell’Oscurità” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
“Forse sarà proprio il dolore a cancellarmi dal mondo…” questo racconto mi colpisce terribilmente..grazie di scrivere…e di farlo con tanto amore..
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Ringrazio te per leggere e apprezzare l’impegno che infondo nelle mie storie ^^
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