«E assistiamo a quella violenza» riprese Lysandre «di cui l’uomo è protagonista, in un ciclo che pare non volersi risolvere. Appena la catena pare unirsi, si spezza in un altro punto ed ecco che si lotta in una schiavitù totale verso il sangue. Guerra per dispetto, per morte e per sottomissione. Ma ancora vedo quella violenta possessione di un corpo e come se fosse macello, uno godeva e l’altro piangeva. Senza rispetto si calpesta e non si ama, si schiaccia e non si capisce. Mi ritiro disgustato da ciò che è sofferenza e dolore per trarne giovamento. Non reputo capace uomo o donna di tanta violenza, di tanta brama personale da annientare, schiacciare e rendere nulla l’esistenza»
«Vedo un uomo,» disse Vanja «un uomo che possiede una donna, lì sul selciato oscuro, incurante dei pianti, menefreghista dei gemiti. Vedo un uomo che mette a tacere gli ululati di una bestia infelice alla luna e ne schiaccia la coscienza, i sentimenti e la persona. Rende nulla di tutto quello che ha valore e mostra al mondo il suo volto iroso, violento e scontento. Sento le donne attorno a me a tratti invidiare quella vittima e a tratti additarla come prostituta, come donna di facili costumi, come donna che non ha più morale. E tutti ignorano la vittima, le sue lacrime ritenute false e fanno della violentata la violentatrice, fanno del male il bene e la luna impassibile guarda e non commenta, muta osservatrice di un mondo in rovina»
«Vedo una donna» disse Dmitrj «una donna che alla luce del giorno afferra un uomo. Vedo l’uomo tremare al ricordo di quello che lo aveva colpito, vedo un terrore nei suoi occhi che non potrebbe esistere data la sua natura. A lui è destinata virilità, forza e nient’altro che violenza. Non può essere violentato, non può essere restio. È costretto a indossare una maschera, nonostante il sole la faccia scottare come cera. Non può mostrare quella fragilità che non farebbe di lui un maschio, un uomo, un essere vivo. China gli occhi e rimane assorto, mentre una lacrima fugge velocemente sul volto. Ma questo non gli è permesso ed è meglio che la nasconda. La nasconda prima di essere chiamato snaturato»
«Vedo Ipocrisia» disse Haydèe «Ipocrisia che prende posto negli occhi degli uomini. Vedo come giudicano, sentenziano e condannano. Vedo il colpevole non rivedere nell’altro il suo peccato e per allontanare da sé il reato, ecco che rincara il suo odio, ecco che agli occhi della società si porta come un baluardo di purezza, correttezza e integrità. Vedo tutti governati da una stessa falsità. Vedo in realtà delle bestie, che in ogni azione richiamano il sesso e come maniaci accusano e indicano, senza vedere nei loro affari i loro difetti. Non vedo altro che una massa informa animalesca che non può vedere se non piacere ed edonismo a torto e non vede la violazione. Popolo che sporca il bello e magnifica il brutto. E di tutto questo tace»
Danzatori nell’Oscurità – Parte XI
Alice Jane Raynor’s “Danzatori nell’Oscurità” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Quanto del moindo reale hai messo in questa parte del racconto?
Tutto.
Il tuo animo è sensibile.
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La condanna di un animo sensibile è quello di dover parlare, quanto tutt’attorno è destinato il silenzio 🙂 per questo mi esprimo con la musica e con la scrittura
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