Danzatori nell’Oscurità – Parte VIII

«Piano piano» disse Haydèe «come il soffio di un sospiro, muovo i miei passi, nascondendomi in angoli bui. Vi è qualcosa di rituale in questo gesto, come se fosse una danza e non dovessi farmi scorgere da nessuno, nemmeno dai miei pensieri. Avverto un dolce richiamo, un canto che sgorga dal cuore come una ferita e una musica che mi inebria fino ad impazzire. Ho paura di essere scorta, di cadere in una trappola  da cui non riuscirei più a scappare e invischierei le mie ali perdendo la libertà, nell’eco lontano di una musica, che mi faceva piangere il cuore di malinconia»
«Timidamente mi sono avvicinato» disse Dmitrj «come un animale che si deve fidare di un oggetto sconosciuto. Ma la mia era meraviglia, che annichiliva il mio essere fino ad annullarlo. Ho girato attorno al pianoforte, l’ho studiato e messo alla prova con lo sguardo, cercando di acquistare la sua fiducia. Mi sono seduto dopo molto tempo, sperando che il mondo e il cielo non mi crollassero addosso e ho pizzicato lentamente le corde, sfiorato i martelletti e trascinato le mie dita fino posizionarle sui tasti d’avorio e d’ossidiana. I tasti sono come i colori della mia vita: un mare di bianco monotono, costellato di neri eventi e mi pare che la mia vista si offuschi, e riconosca questi soli due colori, fino a venirne ingoiato. Inizio piano, per non farmi sentire, per sentire in un sussurro i miei pensieri rombare. Il mio cuore pare lacerarsi e riversare in quel debole movimento tutto il suo sentimento più profondo, quello che io stesso voglio tacere, quello che io stesso vorrei reprimere. Mi sento annichilito da quella sensazione di completezza e per la prima volta mi pare di osservare tutto il mio animo. Ne sono spaventato, scoprendo lati oscuri che non pensavo mi appartenessero e sono ammutolito, perché quello che suono è al di fuori del mio controllo»
«Mi pare di sentire un suono» disse Haydee «forse però è solo l’eco della grandezza di un’anima, che io non riesco a comprendere appieno. Ne sono affascinata e mi avvicino furtiva, come se seguissi un cupo sentiero illuminato da una luce lontana Non so dove vago, forse mi ritroverò nella grotta di un’animale feroce e finirò lì, con il sangue a sgorgare dal mio corpo e imputridire nel buio, mentre sopra di me troneggia una melodia solenne. Vi è qualcosa talmente malinconico e tormentato, energico e titanico in questo suono, che sento il mio corpo tremare fuori controllo e mi vorrei avvicinare alla creatura che espande questa musica come aura di pece, che si aggrappa al mio animo, senza più distaccarsi. Mi avvicino e lacrime sgorgano dal mio volto. Che il nostro debba essere per destino un continuo incontro?»
«Terminò di scatto» disse Dmitrj «come se si fosse tagliato di netto il filo che legava il mio cuore alla mia mente e faceva passare a velocità folle i miei pensieri e le mie emozioni. Mi sento tutto a un tratto svuotato, quasi assente e di istinto alzo lo sguardo, notando un’ombra conosciuta allontanarsi»

Danzatori nell’Oscurità – Parte IX


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Alice Jane Raynor’s “Danzatori nell’Oscurità” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.

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