Domani parto per Genova a seguire un masterclass di pianoforte a cui sono stata invitata. Spero comunque di continuare ad aggiornare con questo racconto, altrimenti ci vedremo tra una settimana!
«Qualcosa mi spaventa» balbettò Haydée «e mi sento minacciata. Forse sono quei occhi che mi guardano con tanta insistenza, forse sono quelle mani che sembrano essere scolpite per accarezzare. Sono investita e penso di non poterlo sopportare, forse non sono altro che una driade. Mi sento il corpo squarciato dalle mie stesse costole che mi trafiggono il cuore. Sopra sono carne, sotto sono scheletro. Sono squarciata da quegli stessi sentimenti che dovrebbero riscaldarmi il petto e non sento dolore, solo orrore per quella trasformazione. Sono adagiata su un paravento rosso e vorrei solo socchiudere gli occhi»
«Le sfioro la pelle» riprese Dmitrij «e ho giusto il tempo di pregustare la sua morbidezza, che subito fugge. La vedo fuggire come una Dafne nei boschi. Vorrei essere Apollo e protendermi alla caccia di quella figura. Ma io sono solo un Efesto, brutto e senza alcuna possibilità di piacerle. Placo i miei passi e scruto l’orizzonte, alla ricerca della sua esile figura, che si districa selvaggia nella selva. Vorrei richiamarla e le labbra si schiudono in un dolce tubare, ma non mi risponde che il vento»
«Rallento il passo» disse Haydée «e il cuore impazzisce nel mio petto. Il respiro è affannoso, le gambe stanche per la corsa e i capelli selvaggi per la velocità. Per un po’ mi ha inseguita e temo che avrebbe potuto afferrarmi se la mia volontà non mi avesse messo ali ai piedi, come Achille. O forse ero incalzata da Apollo. Corrugo la fronte e i miei occhi si accendono di odio. Se fosse accaduto, avrei sfrecciato i miei dardi e non mi sarei trasformata in albero. L’avrei trafitto con mille e più frecce, quante erano quelle del mio odio, e avrei fatto di un Apollo un San Sebastiano, contemplando il sangue che scorreva sotto il suo supplizio. Avrei visto il suo corpo trafitto, la sofferenza farmi cedere nella trappola dell’amore e mi sarei invischiata della freccia d’oro di Cupido. Scuoto la testa a quella fantasia e assaporo la libertà. Sono di nuova sola e nessuno mi sottrarrà all’abisso»
«Persa» disse Dmitrij «e anch’io son perso»
«Vedo Dmitrij» iniziò Lysandre «e il suo volto dimostra tutta la desolazione del suo animo. Se fossi in grado darei il mio appoggio e sarei la spalla della sua consolazione. Ma son io che gli ho suggerito di non andare e di non inseguire quella Diana che procede come furia implacabile. Nel momento stesso in cui ho visto Dmitrij ignorare i nostri consigli, ho avuto un fremito. Ha avuto il coraggio di prendere una decisione, ha avuto la forza necessaria per inseguire ciò che ama e non ho avuto più la forza di fermarlo. Lo ammiro, anche se studio il mio volto affinchè non possa tradire la più minima emozione. Ѐ tutto molto più facile, quando le persone evitano il proprio sguardo come se incontrassero un oggetto repellente, solo perché non risponde ai loro gusti o alle loro aspettative. E così sfugge la smorfia di dolore e lo sguardo di supplica»
Danzatori nell’Oscuritá – Parte III
Alice Jane Raynor’s “Danzatori nell’Oscurità” is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Buongiorno!
Lascio qui un tag per te 🙂 https://raccontidalpassato.wordpress.com/2016/08/12/ricordare/
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Ti ringrazio per il tag ^^ risponderò appena possibile!
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Quando vuoi cara!
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Anche questa seconda parte mi ha emozionata. Mi dispiace. Mi rende triste. Lui mi affascina. Lei mi assomiglia. Brividi. Scrivi meravigliosamente.
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Grazie 🙂
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Un masterclass di pianoforte, complimenti!!!
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Ti ringrazio 🙂 è stato bellissimo!
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Ho riletto la prima parte e ho proseguito con la seconda. Questo inizio è molto intrigante! Il tuo stile si riconosce subito. Le atmosfere cupe, secondo me, ti riescono benissimo e con naturalezza. Ho adorato l’espressione “sono cittadina del tempo infinito”. Altra cosa che ti riesce bene è l’introspezione dei personaggi. Riesci a esporre in modo piacevole il dedalo intrigato dei loro pensieri. In certi momenti sembra di leggere un testo antico, o tanti monologhi teatrali. Complimenti! Si intuisce che c’è un lavoro di riflessione dietro alla stesura del testo.
Alla prossima! 🙂
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C’è un refuso qui “sono quei occhi” –> “quegli”
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Grazie ^^
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