Recensione su “American Beauty” di Sam Mendes

American Beauty

Informazioni Generali

Titolo: American Beauty

Regia: Sam Mendes

Soggetto: Alan Ball

GenereDrammatico, Noir

Anno: 1999

Durata:  121 minuti

Paese di produzione: USA

Interpreti

  • Lester Burnham: Kevin Spacey
  • Carolyn Burnham: Annette Bening
  • Jane Burnham: Thora Bening
  • Angela Hayes: Mena Suvari
  • Ricky Fitts: Wes Bentley
  • Frank Fitts: Chris Cooper
  • Barbara Fitts: Allison Janney
  • Buddy Kane: Peter Gallagher
  • Jim Olmeyer: Scott Bakula
  • Jim Berkley: Sam Robards

Trama

Lester Burnham è un uomo depresso per la sua vita ormai divenuta monotona e piena di insuccessi. Se a lavoro infatti sta per essere licenziato, in famiglia la situazione non è migliore. Carolyn, sua moglie, è depressa per la sua grande ambizione come agente immobiliare mal assecondata dalla gente e Jane, sua figlia, è insoddisfatta della sua famiglia infranta e questo le provoca non pochi problemi anche di natura psicologica. A sconvolgere il tutto è la famiglia Fitts che si trasferisce vicino ai Burnham. Il capofamiglia è un ex-colonnello dei Marines, ora in pensione, conservatore e marziale, sua moglie Barbara è ormai un burattino incapace di muoversi e parlare per la depressione e il loro figlio Ricky finge di essere uno studente e un figlio modello quando in realtà è uno spacciatore di droga e grazie alle sue vendite ha comprato una videocamera con cui registra tutto quello che gli accade.

Lester durante una partita scolastica di pallacanestro, vede una cheerleaders, Angela Hayes, amica della figlia e questo incontro risveglia in lui sensazioni che non provava più da tempo e prendono sopravvento soprattutto fantasie a sfondo erotico.

Considerazioni Personali

La quotidianità di una famiglia media americana, destinata a infrangersi per il dramma che nel cuore covano dal personaggio primario al secondario. Quella di Lester è una vita di routine, senza più significato e tutto appare grigio e senza senso, senza gioia. Il lavoro distrugge la sua autostima e la famiglia lo soppianta in continuazione, odiandolo. Se inizialmente il dramma è solo suo, piano piano emergono i problemi di tutti gli altri personaggi. Si mostra quindi una società “che castra” che impedisce a ogni singolo uomo di essere se stesso, a partire del grandissimo tabù della sessualità, che diventa il simbolo degli uomini repressi.

Le rose rosse, colore acceso che contrasta con la monotonia di questa vita, aiutate da una musica più accesa, va quindi a contrastare con le parole dell’uomo – che già hanno il sapore di una morte nella vita – tanto vi è rassegnazione e alcuna gioia che riscalda la vita. Vi è un successivo sblocco dei personaggi, in cui ognuno cerca di raggiungere ciò che crede di aver perso, spingendosi oltre.

Il monologo iniziale di Lester già chiarisce cos’è la sua vita, trascinata senza aspettative e speranze, nel vuoto più totale. E’ la vita che non ha più tala nome. A guardare l’amica della figlia parve risvegliarsi dal suo torpore. Vede in un certo senso l’apparenza di quello che non è lui. Bella, sempre perfetta, capace in tutto, sicura e maliziosa nel sesso. E’ questo che risveglia prima lui e poi coinvolge tutti i personaggi.

Lester in questa fase di deviamento, conosce Ricky che è il personaggio già libero da tutte le convenzioni sociali e si trascina in una vita di piaceri, in cui fa cadere anche Lester.

Credo sia molo interessante vedere questo doppiezza che è insista nell’uomo, perchè non si è solo ciò che si dimostra di essere, ma anche quello che si finge di non essere.

Anche la questione dell’omosessualità, anche quella repressa, mette già in moto una serie di critiche che sono verso l’omofobia e il non accettare quella natura. E’ un tema che inizia subdolo, per poi evolversi e mostrare i pregiudizi e le ingiustizie ricevute da queste persone affabili, scacciate per la loro personalità.

Si mostra quindi una realtà infranta,  schiacciata dal peso di non dimostrare chi si è veramente per timore di affrontare se stessi e soprattutto il pregiudizio che le proprie stesse menti hanno ormai radicato nell’animo, American Beauty è l’esempio estremo di una liberazione dilaniante. Troppo repressa non può far altro che esplodere e travolgere chiunque gli si trovi davanti.

Ho amato le riprese, i colori e i simboli usati, le musiche e la semplicità chiara con cui tutto viene narrato, trasportando contenuti sociali e reali di non poco conto. Consiglio la visione, soprattutto per una lunga paura di riflessione su molti aspetti del film che sono molto attualizzabili e ancora possiamo ritrovarli in questa società che non ha più tempo per se stessi e per chi ci vuole bene, una società che ci vuole perfetti e meccanici, senza poter essere ciò che si è.

Vi lascio il trailer ^^

12 risposte a "Recensione su “American Beauty” di Sam Mendes"

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