Analisi su “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas père

Il Conte di Montecristo

Dantès sur son rocher, locandina di Paul Gavarni per “Il conte di montecristo” di Alexandre Dumas père

Scheda

Titolo: Il conte di Montecristo

Titolo originale: Le Comte de Monte-Cristo

Autore: Alexandre Dumas père

Prima edizione: 1846

Paese d’origine: Francia

Lingua originale: Francese

Genere: Romanzo d’appendice, avventura

Buy Me a Coffee at ko-fi.com

Quarta di Copertina

Nel febbraio del 1815, a Marsiglia, il marinaio Edmond Dantès viene falsamente accusato di bonapartismo e arrestato nel giorno delle nozze, alle soglie di una brillante carriera navale. Durante la prigionia nel castello d’If, uno scoglio in mezzo al mare, affina un odio feroce per gli autori della sua rovina e, quando l’amicizia con un altro prigioniero gli procura l’evasione nonché un favoloso tesoro, ne farà lo strumento di una vendetta grandiosa e spietata. Le mille identità che il conte assume per preparare la trappola ai suoi nemici, i suoi viaggi, gli avvelenamenti, gli intrighi, le scomparse, i ritorni: questo grande fiume creato dalla penna infaticabile di Dumas sa far voltare pagina come pochi altri, con la stessa urgenza con cui i lettori di due secoli fa aspettavano l’uscita della puntata successiva.

(Dalla quarta di copertina della Rizzoli)

Analisi (Possibili Spoiler)

Ritengo il libro un capolavoro per l’intreccio della trama, per i numerosi personaggi e sotto trame che vengono tenute conto. Ma, leggendolo, ci sono numerose considerazioni da tenere a mente.

Dumas concepisce questo libro come un romanzo d’appendice, ovvero pubblicato a puntate su un giornale. Veniva pagato per la quantità di parole scritte ed era obbligato a seguire ritmi assurdi per riuscire a scrivere questo libro. Dal punto di vista stilistico può lasciare quindi a desiderare per molte parti superflue che avrebbe potuto evitare. Inoltre Dumas non era solo nella scrittura, nelle idee era aiutato da altri scrittori e lui è emerso per essere il più importante. Ma nonostante questo, credo sia difficile resistere al fascino di questo libro. Il suo magnetismo nasce dalla pura avventura in cui è immersa l’intera atmosfera.

All’avventura, Dumas aggiunge un ingrediente fondamentale che ci rende completamente succubi della sua scrittura: la realtà. Un avventura che possa essere vissuta in prima persona, nella vita di tutti i giorni, coinvolge ancora più di un fantasy. Il Conte porta magia nella realtà, una magia che si completa nel suo fascino e nel suo mistero. È questo forse che costituisce l’ingrediente principale. La sua personalità profonda, in continua evoluzione ci porta ad interessarci alle sue vicende e ad affezionarci.

L’io profondo di Edmond Dantès si impersona con chiunque sia convinto di avere avuto un’ingiustizia nella propria vita e vede la propria vita di successo rovesciata dall’invidia e dalla gelosia. Chi mai non ha desiderato giustizia? E il Conte, rinnegando Dio, decide d fare giustizia da sé (purtroppo, spesso, toccando la vendetta più spietata). Che sia in ambito monetario, d’amore, di lavoro, di successo e di dignità, Dantès rappresenta qualsiasi sventura umana che è toccata in sorte almeno a un uomo. Il nostro desiderio di avere giustizia si mescola alla sua volontà, facendoci diventare parte di questa gigantesca anima di Dantès (basti pensare anche ai numerosi travestimenti che utilizza, come a voler inglobare tutto il mondo nella rappresentazione del suo essere).

La cultura diversa, il mistero e la fascinazione si mescolano a farci scoprire il misterioso oriente ma si affaccia anche uno spiraglio della contemporaneità di Dumas non indifferente. Si vede la Francia (e la difficile situazione con e senza Napoleone), il sentore dell’Inghilterra, la bellezza di un’Italia visitata da ogni dove (ma maledetta per l’unificazione) e ancora di una Grecia che lotta per la sua libertà e per affermarsi contro la personalità turca. Ci restituisce quindi un’immagine politica e sociale sfumata ma reale e tutte queste situazioni pensano non indifferentemente sul romanzo. Questa attenzione è presente anche nei personaggi, come quello dell’Abate Busoni. Egli era un gesuita, un ordine ecclesiastico che era stata riabilitato solo dopo il congresso di Vienna per il suo prestigio monetario e di potenza che aveva allarmato precedentemente gli stati europei.

Vi è una assoluta concentrazione di bene e male, giustizia e vendetta che vanno a intrecciarsi e e accorparsi, poi ancora a dividersi e ritornare uniti. C’è questo ballo incessante e pulsante di cui il lettore può apprendere tutta la sfaccettatura dell’esistenza. Anche se la scrittura è complessa, a volte ripetitiva, a volte con inutili fronzoli è una lettura adattissima per avvicinarsi e appassionarsi sempre di più ai classici.

Molto bello è anche come la giustizia implacabile mostri anche il suo volto oscuro nel personaggio stesso (che nella seconda parte diventa ermetico, motivo di magico e impenetrabile nei suoi pensieri, se non quando lo spiraglio dei sentimenti busserà nuovamente alla sua porta e si aprirà il suo cuore, rimasto immutato dal tempo passato.)

Un’immensa tragedia umana che si mescola al tempo e trova solo nell’infinito imprecisato un amaro e lieto orizzonte, facendo quasi ritornare tutto alla perfezione e stabilità iniziale.

Il tesoro che trova Dantès è quella magia di risorse umane che tutti desidererebbero, la soluzione alla sofferenza. Non è un tesoro facile da raggiungere, né da utilizzare e, facendolo fruttare, si potrebbe raggiungere qualsiasi felicità, ma l’uomo è incapace di dimenticare quello che ha già vissuto. È questo che spinge Dantès a sperimentare e vivere il mondo ma, al contempo, ritorna nel punto di origine, atteggiandosi da estraneo e vedere ciò che è rimasto immutato e ciò che è cambiato in maniera irrimediabile. È questo teatro di emozioni che Dumas sfrutta fino all’ultimo, mantenendo alta la concentrazione del lettore.

Anche i personaggi hanno uno spessore psicologico che io adoro, soprattutto contando che Dumas doveva tenere a mente moltissimi personaggi, trame secondarie, e ricordarsi di risolvere tutte le questioni in sospeso, senza tralasciare nulla, assecondando anche il piacere del pubblico.

Scrivere per un giornale rende il prodotto commerciale, soprattutto per Dumas che era sommerso di debiti e quello era l’unico modo per guadagnare qualcosa. Inoltre si ritrovava a tenere una trama gigantesca, ricordarla sempre a un pubblico che leggeva solo dopo un determinato tempo e Dumas non poteva smorzare la tensione. Finisce, però, per annoiare magari il lettore che adesso legge il libro per intero.

Analisi dei Personaggi

Ps. non sono inseriti tutti i personaggi per evitare spoiler.

  • Edmond Dantès: protagonista del romanzo. Marinaio molto giovane, dalle spiccate abilità tanto da essere il futuro capitano del Pharaon, una nave mercantile. Innamorato di Mercédès e adora il padre. Dopo gli anni di prigionia diventa il Conte di Montecristo, nome acquistato dall’isola su cui ha trovato il tesoro dell’abate Faria. I 14 anni di prigionia gli danno un aspetto quasi vampiresco. La trovo un’allusione molto interessante per lo stadio della sua nuova vita, un cambiamento interiore ed esteriore non indifferente. La morte è quella di Edmond, rappresentata simbolicamente dal suo confinamento nel castello d’If ma anche il suo emergere dalla tomba (il sacco utilizzato per fuggire). Cambia sia fisicamente, diventando più forte e possente ma anche la capacità di vedere nel buio e inoltre anche mentalmente, diventando freddo e calcolatore, grazie anche all’istruzione donatagli da Faria. Inoltre da idealista e ingenuo è diventato vendicativo e cupo, pronto a insidiare la sua giustizia.
  • Conte di Montecristo: alter Ego di Edmond. Quello che si sa di lui è che è un nobile italiano, dalla ricchezza illimitata e avvolto da una continua aura di mistero e fascino. Edmond è stato anche abile nel creare una propria identità al suo personaggio per sviare eventuali ricerche. È una persona cortese e affabile, ma sempre distaccato e lontano dal dare confidenza. È colto, ha viaggiato il mondo ed è sempre pronto a introdurre le sue stravaganze.
  • Lord Wilmore: altro alter ego di Edmond. Nobile inglese, nemesi del Conte di Montecristo. Viene utilizzato da Edmond nelle situazioni più dolci e generose, è come se rappresentasse il suo animo puro di un tempo, che non nasconde i suoi sentimenti.
  • Sinbad il marinaio: altro nome di Edmond.
  • Abate Busoni: altro alter ego di Edmond. Gesuita, con la sua autorità religiosa, Edmond si aiuta in diverse occasioni.
  • Mercédès Herrera: fidanzata di Edmond, il suo fidato amico è Fernard Mondego.
  • Fernand Mondego: innamorato di Mercédès, è capace del tradimento più spregevole per ottenere la donna che ama.
  • Danglars: scrivano e contabile della nave mercantile Pharaon. Invidioso di Dantès perché vorrebbe essere lui il capitano, decide di denunciarlo con l’aiuto di Fernand.
  • Gérard de Villefort: vice-procuratore del re. Figlio di un bonapartista, rinnega il padre per la sua carriera giudiziaria e si accerchia di monarchici, sposandosi anche alla famiglia di Saint-Méran, importante e nobile famiglia. Pur considerando Edmond innocente, lo condanna per non dover soffrire per la sua posizione sociale.
  • Noirtier de Villefort — padre di Gérard e bonapartista.
  • Gaspard Caderousse: vicino di casa di Dantès, ubriaco partecipa al piano per accusare Dantès.
  • Pierre Morrel: armatore del Pharaon, affezionato a Edmond ed è contento di nominarlo come capitano.
  • Faria: abate e colto italiano. Segretario del Conte Spada,  è poi diventato erede di questa imponente famiglia. Imprigionato, tenta la fuga scavando un tunnel che lo avrebbe condotto fuori dalla prigione ma si ritrova nella cella di Edmond, dove stringono amicizia e diventa suo tutore e amico.
  • Louis Dantès — Padre di Edmond, è molto affezionato al figlio.

Approfondimenti

Confronto Jean Valjean ed Edmond Dantès

Pubblicità

18 risposte a "Analisi su “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas père"

Add yours

  1. Confesso di non aver mai letto il libro. Il mio grande amore per il conte di Montecristo è nato dalla serie televisiva con Gérard Depardieu che ne hanno trasmesso tempo fa che era veramente bellissima… Mi affascina molto questo personaggio in lotta per la sua vendetta, l’alto numero di personaggi (tutti affascinanti) che Dumas riusciva a gestire… Tu l’hai vista la serie? *_* Un giorno o l’altro devo leggere il libro *_* Bacione

    Piace a 1 persona

  2. Anche in Francia però Dumas non è stato molto amato dalla critica per via del suo successo. Infatti la sua dimora, a Port Marly, rischiò di essere rasa al suolo per far posto a una serie di palazzine di lusso, verso la fine degli anni Settanta del Novecento. Per fortuna si riuscì a intervenire e a evitare lo scempio. E da allora è iniziata una lenta opera di recupero e di rivalutazione di Dumas.

    Piace a 1 persona

  3. Ciao! Come ti avevo detto sto leggendo il Conte di Montecristo..mi prende moltissimo, mi piace ma..che fatica! Forse ho il cervello un po’ arrugginito faccio fatica a star dietro all’intreccio e ai personaggi. Sono arrivata a metà..mi vien quasi voglia di riprendere dall’inizio per farmi anche uno schema dei personaggi mamma o che li incontro, con i relativi rapporti tra loro.. Non so che fare andare avanti così capisco poco e mi sembra di “sciupare” un capolavoro..me lo dai un consiglio?

    Piace a 1 persona

    1. Ciao cara!
      Allora… guarda. Il libro bene o male si ripete spesso (nasce come romanzo d’appendice, quindi diciamo che era pubblicato a puntate e ripetendosi riusciva a ricordare al lettore quello che succedeva). Io non ho avuto particolari problemi. Se però pensi che riniziare e fare degli schemi sia la cosa giusta da farlo, fallo! Molte persone fanno schemi del genere per tenere in mente i personaggi e non c’è niente di male nel farlo 🙂 è solo un modo diverso di approcciarsi, quindi perché no! Se poi hai bisogno di una mano, mi trovi sempre qui senza problemi

      "Mi piace"

  4. Ma sai che soltanto dopo che ho visto la tua recensione e ho letto la parte sui personaggi ho capito che il protagonista si faceva chiamare in 4 modi ma era sempre lui!? Che ridere! Ogni sera a cena racconto il pezzetto che ho letto ai miei figli e a mio marito. Ieri in difficoltà perché non riuscivo a mettere insieme i pezzi ho concluso con…o ve lo leggete o vi guardate il film! 😂

    Piace a 1 persona

      1. Non vedo l’ora di leggere la tua recensione…sei davvero bravissima! È bello leggere il tuo punto di vista, come descrivi personaggio e le situazioni. Adesso che ho scoperto che abbiamo un amico in comune…il caro Levin!

        Piace a 1 persona

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Inizia con un blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: