Ospite a “Oggi Con Noi” Diego Zappaterra
Per la rubrica: “Oggi Con Noi” diamo il benvenuto a Diego Zappaterra.
Intanto ciao Diego Zappaterra e grazie per aver aderito all’iniziativa di Passione libro.
-
Com’è nato il tuo romanzo, e soprattutto da cosa trai le maggior ispirazioni?
Il mio libro è fatto di più storie, slegate fra loro ma unite dal tema del sogno e da quello dei sentimenti. Su tutte “L’oro del passato” è di certo la storia più importante, oltre che la più lunga, e per questo anche quella su cui ho lavorato di più. Trattandosi di tante storie, ciascuna è nata in momenti diversi; credo sia questa la cosa che più adoro dei racconti e che mi ha portato a farne un libro, la capacità di vederli nascere in qualsiasi momento e da qualunque cosa ci sia intorno a noi. Direi che l’ispirazione per me è osservare al meglio ciò che mi circonda e interpretarlo in modo diverso, più fantasioso forse.
-
In che luogo e periodo è ambientata la tua storia?
“L’oro del passato” è una storia raccontata in due momenti diversi ma nello stesso luogo, la Parigi anni 20 e quella attuale. Le due epoche si alternano l’un l’altra per seguire le vicende dei protagonisti fra com’erano allora a come sono adesso, uniti anche da un oggetto misterioso che, in qualche modo, li tiene “legati” al loro passato. Per gli altri racconti invece ho scelto luoghi immaginari o momenti nel tempo non sempre definiti.
-
Cosa rende speciale i tuoi personaggi? Cosa li contraddistingue dagli altri?
Quando cerco una storia spesso e volentieri la cerco negli altri, nelle persone che mi circondano o che ho conosciuto in passato, che mi hanno comunicato qualcosa, permettendo alla mia mente di viaggiare su loro e sulle loro vite. Non saprei dire se i miei personaggi sono buoni ma cerco sempre di renderli veri, simili a coloro che ho conosciuto ma rendendoli unici, rendendoli miei.
-
Quali sono i punti di forza del tuo romanzo e i temi che tocca?
Nelle mie storie cerco sempre di raccontare quello che è semplice. La semplicità nel sognare attraverso i pensieri di un bambino (“C’è un bimbo appeso alla luna”), la semplicità dietro il desiderio ossessivo di essere migliore di tutti, anche a discapito di qualcun altro (“Il canto del gallo della signora Delgado”), ma anche la semplicità di un rapporto padre figlio (“La teoria del cowboy”) o di un amore per un passato che, forse, non tornerà mai (“L’oro del passato”).
-
Self o casa editrice? Parlaci delle tue esperienze in merito?
Fin’ora ho pubblicato solo in self con Youcanprint e ho trovato il loro servizio piuttosto buono. L’ho scelto per i miei racconti in quanto soluzione più adatta al tipo di libro, meno richiesto dagli editori e anche dai lettori, e quindi più vicina al mio esordio come scrittore in questo genere letterario.
-
Perché pensi che le persone dovrebbero leggere il tuo libro?
Intanto perché leggere è la cosa più bella del mondo, ve lo dice uno che ci lavora nei libri, che li vende e li maneggia, e non credo ci sia nulla di più affascinante. E poi perché i racconti, anche se spesso vengono snobbati, molte volte dicono più di un romanzo di mille pagine o ti lasciano dentro anche un ricordo più forte. Nelle mie storie cerco sempre di metterci qualcosa che possa restare dentro al lettore, che si possa portare con se almeno per un po dopo che ha chiuso il mio libro.
Piccolo estratto.
Dato che nel mio libro ci sono più storie, ho scelto due diversi estratti a cui sono particolarmente legato.
“Erano gli anni delle follie e dei grandi cambiamenti. La guerra aveva lasciato un segno profondo e si cercava di cancellarlo con ogni mezzo possibile, fosse utile o meno. Parigi, in questo, ne fu regina. Le sale da ballo, i locali e i ristoranti, le ville degli individui più influenti di Francia; non c’era angolo di Parigi che non offrisse divertimento e voglia di dimenticare. Il vino era una delle grandi fortune della Ville Lumiere, se ne importava di continuo e altrettanto se ne consumava. Per questo il quartiere Bercy, nonostante non offrisse alcun tipo di divertimento o distrazione, era divenuto così importante per tutta Parigi.
Quando molti anni prima Teresa mise piede per la prima volta nel XII Arrondissement non avrebbe mai pensato di trovarvi un amico, tanto meno di trovarvi qualcosa che fosse un minimo interessante per una giovane ragazzina per bene come lei in mezzo a tanta confusione…”
(da “L’oro del passato”)
“C’è un bimbo appeso alla luna.
Ha una bretella della salopette impigliata nella punta inferiore dell’enorme spicchio. Braccia e gambe ciondolano nel vuoto. Porta un cappellino blu scuro che ogni tanto gli scivola sulla fronte; quando succede se lo rimette a posto con un gesto tranquillo, per nulla spaventato dall’altezza o dal rischio di cadere. I suoi occhi sono celesti come il cielo di primavera. Sotto di se le strade del paese, gli ampi giardini delimitati da staccionate e siepi, le grandi piante e i lampioni che illuminano qualche vicolo. Lui lassù nel cielo fra le stelle, il resto del mondo sotto i suoi piedi.”
(da “C’è un bimbo appeso alla luna”)
-
Trama del tuo libro
“In un immaginario museo di Parigi è custodita una misteriosa bottiglia che proviene dagli anni Venti. Al suo interno un roseo bagliore attira i visitatori più incuriositi. Di quel segreto tanto grande in pochi ne sanno qualcosa e fra loro c’è Pablo, il narratore di questa storia. Sarà lui a guidarci nel Musée de l’Or du Passé, per scoprire cosa si cela dietro quell’oggetto e ritrovare il proprio oro del passato.
E poi Almunda Delgado, una donna di famiglia e di fede, attenta e diligente, che forse non è soltanto quello che da a vedere. C’è anche un padre che fa il cowboy, un anziano burbero, una donna con la pettinatura pessima e un ukulele magico. Sono loro e molti altri gli ingredienti scelti per questa raccolta di racconti. Un’insieme di storie ambientate in svariati luoghi, periodi storici e contesti sociali, nei quali ricorre e sembra unirli idealmente il tema del sogno.”
Rispondi