Analisi su “Il Castello di Otranto” di Horace Walpole

Il Castello di Otranto

Copertina di “Il castello di Otranto” di Walpole

Aggiornamento gennaio 2019: Ho deciso di collaborare con La Corte e collegare le mie analisi alle sue recensioni più sarcastiche sugli stessi libri. Di conseguenza, quest’anno arriveranno più recensioni di classici. In fondo, troverete il link che rimanda alla sua recensione.

Scheda

Titolo: Il castello di Otranto

Titolo originale: The Castle of Otranto

Autore: Horace Walpole

Prima edizione: 1764

Lingua d’origine: inglese

Genere: romanzo gotico

Quarta di Copertina

Si suppone che gli avvenimenti si svolgano nel Duecento. Manfredo, signore di Otranto, nipote dell’usurpatore del regno che ha avvelenato Alfonso, il lettimo sovrano, vive sotto l’incubo di una profezia, secondo cui la stirpe dell’usurpatore continuerà a regnare, finché il legittimo sovrano non sia divenuto troppo grosso per abitare il castello e finché discendenti maschi dell’usurpatore lo occupino. Quando la profezia sembra avverarsi, Manfredo atterrito confessa il modo dell’usurpazione e si ritira in un monastero con la moglie. Il romanzo fu pubblicato nel 1764 e, nella prima edizione, era descritto come una versione dall’italiano.

(Dalla quarta di copertina della BUR Rizzoli)

Analisi (Possibili Spoiler)

Analizzare il primo romanzo gotico è stato davvero molto interessante. È certamente un libro molto breve e, forse, agli occhi di noi contemporanei, banale ma ha molti aspetti interessanti che spero di esplicitare meglio.

Prima di tutto volevo spendere due parole sulla trama. È semplice ma allo stesso tempo intricata. Mi spiego meglio. Tutti gli elementi, i personaggi o gli eventi soprannaturali hanno una funzione precisa e, dato che tutto combacia alla perfezione, sono stati sicuramente fonte di grande riflessione nella stesura. Questa scrupolosità è stato un grandissimo punto a favore, anche se (almeno per me e penso per l’autore contemporaneo) le dinamiche sono scontate; all’epoca doveva essere un bell’intreccio originale. Inoltre è da notare come le scene usate in “Il Castello di Otranto” siano poi entrate nell’immaginario collettivo del dark, del gotico e poi anche dell’horror in qualsiasi rappresentazione successiva. Un esempio possono essere i quadri severi degli antenati che si muovono fino a far emergere fantasmi, i castelli misteriosi, le maledizioni o le profezie, i corvi, gli scricchiolii e tanto altro. Già questo mostra come l’iniziatore del movimento gotico, il sottovalutato Horace Walpole, abbia instillato in tutti noi quella serie di cliché che tutti hanno colto in una frase, in un film, in un libro… Inutile dire che influenzerà altri autori di fine Settecento, Ottocento e Novecento come MaurierStokerRadcliffe o lo stesso Poe.

Per chi non lo sapesse Horace Walpole non solo ha dato inizio al gotico letterario ma ha anche costruito la sua villa, Strawberry Hill, in stile neogotico. Gli interni di Strawberry Hill sono famosi per le stanze rosse, caratterizzate dal colore rosso della tappezzeria, o i soffitti decorati con disegni a volute e ventagli gotici. Inaugura anche quella che, nel Romanticismo, sarà la rivalutazione del periodo medioevale, prima considerato un’epoca oscura e di arretratezza dell’umanità. Il suo amore per le antichità si rispecchia anche nel suo romanzo. È interessante come accosti l’epica cavalleresca ad alcuni elementi tipici del teatro, sia comico (per esempio i servi) sia tragico (il finale di tutta la storia).

Per analizzare l’opera è necessario leggere le diverse prefazioni che l’autore allega nelle diverse edizioni. Nella prima adotta la finzione letteraria di ritrovare un antico manoscritto, come gli italiani ricordano soprattutto per i “Promessi Sposi” di Manzoni. Pratica molto usata, basti pensare anche al caso di “I Canti di Ossian“ o, successivamente, da Nathaniel Hawthorne ne “La lettera scarlatta“.

Precedentemente era abitudine dare dei titoli molto lunghi e descrittivi ai libri, per far capire di cosa si trattasse. Il titolo iniziale del Castello di Otranto era infatti

“The Castle of Otranto, A Story. Translated by William Marshal, Gent. From the Original Italian of Onuphrio Muralto, Canon of the Church of St. Nicholas at Otranto.”

“Il Castello di Otranto, Un Racconto. Tradotto da William Marshal, gentiluomo. Dall’originale italiano di Onuphrio Muralto, vescovo della chiesa di San Nicola a Otranto”.

Come potete leggere, quindi, “Il Castello di Otranto” viene presentato come una storia tradotta da un manoscritto stampato a Napoli del 1529 e, poi, ritrovata nella biblioteca di “un’antica famiglia Cattolica a Nord dell’Inghilterra”, probabilmente riferendosi ai Percy. In realtà, William Marshal non è altro che lo pseudonimo sotto cui Horace si nasconde, mentre Onuphrio Muralto rappresenta il suo stimolo nello scrivere. Le origini del Castello di Otranto vengono collocate persino nel Medioevo, creando grande scalpore nei critici che si affrettarono a studiare un testo ritenuto prezioso. In un primo momento, con questa rivelazione, l’opera fu ammirata da tutti poiché fu datata tra il 1095 e il 1243, anni in cui si svolsero le Crociate. Il romanzo fu tanto elogiato da far conferire a Walpole l’appellativo di “ingenious translator“, cioè “traduttore geniale”.

Nella seconda e terza prefazione, invece, la situazione cambiò drasticamente. Walpole riconobbe la paternità dell’opera, scrivendo:

“The favourable manner in which this little piece has been received by the public, calls upon the author to explain the grounds on which he composed it”

“Il modo favorevole con cui questo piccolo racconto è stato ricevuto dal pubblico, richiama l’autore a spiegare il principio con cui lo ha composto”.

Con questa rivelazione, la critica si rovesciò a suo sfavore e l’intera storia venne additata come “absurd, fluffy, romantic fiction.” Cioè “assurda, mielosa, storia romantica” (romantica intesa come facente parte della corrente del romanticismo). Questo apre un piccolo dibattito:

Si dibatteva infatti su quale fosse la funzione della letteratura, se dovesse rappresentare la vita (Naturalismo) o se dovesse essere frutto di immaginazione (Romanticismo). Horace Walpole, con questa sua opera, cercò di combinare entrambe le cose e lo spiega nella stessa prefazione.

“An attempt to blend the two kinds of romance, the ancient and the modern. In the former all was imagination and improbability: in the latter, nature is always intended to be, and sometimes has been, copied with success…”.

“Un tentativo di mescolare due tipi di romanzi, il vecchio e il nuovo. All’inizio tutto era immaginazione e improbabilità, alla fine, la natura sempre emerge e qualche volta è stata copiata con successo.”

Con questa spiegazione, cambiò radicalmente il modo di vedere il romanzo, gettandolo ovviamente nella critica più totale, dato che molti o appoggiavano i naturalisti o i romantici, senza cercare magari la via di mezzo che Walpole aveva proposto.

Nel 1924 Montague Summers dimostrò come alcuni eventi che si svolgono nel libro sono ispirati alla vita di Manfredi di Sicilia, figlio di Federico II di Svevia. Il castello di Otranto, per l’appunto, era uno dei possedimenti della famiglia.

Un’altra curiosità è il collegamento che intercorre tra Walpole e Shakespeare. È lui stesso che propone il paragone nella sua prefazione. Parla infatti di come lui si sia ispirato alla figura del fantasma che Amleto incontra. Questi elementi dovevano creare un senso di mistero e di meraviglia nel pubblico protestante di entrambi i classici. Queste fantasie che sono pur sempre cattoliche (il fantasma come bocca della verità) è proprio uno di quei “template of terror” che Walpole voleva richiamare e sono ben tre diverse apparizioni di questi fantasmi a richiamare tre diverse fasi dell’Amleto. Entrambi Walpole e Shakespeare inoltre analizzano la questione delle successioni di sangue e la questione del matrimonio (con riferimenti a Enrico VIII).

Analisi dei personaggi

Manfredi: il Lord del Castello di Otranto. Padre di Corrado e Matilda, marito di Ippolita. È ossessionato dal potere, un dittatore e un padre che mette prima le questioni di eredità che d’affetto. Non ama la moglie e vuole divorziare da lei per sposare Isabella.

Ippolita: moglie di Manfredi e madre di Corrado e Matilda. È una donna sottomessa al marito e alla religione. Manfredi vorrebbe divorziare con lei perché sterile, adducendo la scusa che fossero già parenti prima del matrimonio e quindi la loro unione non potesse essere valida. Metterebbe da parte la sua moralità per la felicità del marito.

Corrado: il quindicenne figlio di Manfredi e Ippolita e fratello minore di Matilda. È una persona malaticcia che morirà schiacciato da un elmo gigante il giorno del suo matrimonio con Isabella.

Matilda: figlia di Ippolita e Manfredi. È la donna proibita della letteratura Gotica. Ama Theodore ma il matrimonio viene ostacolato dai suoi genitori. Buona amica di Isabella.

Isabella: figlia del marchese di Vicenza e fidanzata di Corrado. Non ama quest’ultimo ma lo preferisce sicuramente a Manfredi. Anche lei ama Theodore.

Theodore: un contadino in realtà figlio di Padre Jerome. Ha una strana somiglianza con il santo della casata di Otranto.

Padre Jerome: monaco del monastero vicino al castello di Otranto, padre di Theodore. Era precedentemente un lord siciliano. Manfredi cerca di corromperlo per il divorzio.

Bianca: serva di Matilda, ha un ruolo comico e anche melodrammatico

Diego e Jaquez: altre due servi del Castello di Otranto


Approfondimenti

Il castello di Otranto [recensione] – di La Corte


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27 risposte a "Analisi su “Il Castello di Otranto” di Horace Walpole"

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  1. Molto interessante! Dato che da poco mi sto avvicinando, grazie a te, alla letteratura gotica, questo articolo è stato utile e sicuramente penserò anche di aggiungerò questo alla mia lista. ^^

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    1. La letteratura gotica è molto particolare. Conta che questo è il primo del genere quindi è molto semplice ma ha davvero ottimi spunti per quello che sarà poi il gotico ^^ E’ molto difficile da trovare, molto breve ma se uno vuole approfondire il genere e conoscerlo meglio è un buon punto di partenza ^^

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    1. E’ un libro molto difficile da trovare, io sono riuscita a trovarlo per caso (Ed era solo una copia ben nascosta!) E’ molto semplice ma per la letteratura gotica è fondamentale ed è molto interessante da leggere ^^ Prova a cercarlo online, lì lo troverai sicuramente ^^ Semplice e veloce

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      1. Su Amazon sicuramente, ma mia sorella insiste nel dire che ne abbiamo una copia di quelle “1000 lire 1 libro” della Newton… Quindi mi tocca cercare prima a casa 😦

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    1. Grazie ^^
      Di Jane Austen ammetto di aver letto solo “Orgoglio e Pregiudizio” e “Ragione e Sentimento” ma avevo già sentito parlare di l’Abbazia di Northanger. Ti dirò avendo trovando quei due molto simili temo di rimanere un po’ delusa ma ho sentito parlare bene di quel libro quindi credo che lo leggerò e magari gli dedicherò una recensione ^^

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      1. In realtà è abbastanza lontano dai libri della Austen da te citati… E’ anche leggero! Non è un capolavoro, ma ha diversi riferimenti alla letteratura gotica, quindi te l’ho consigliato 🙂

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      2. Più che riferimenti io sapevo che era una critica al gotico… dopotutto non ce la vedo per nulla Jane Austen a parlare seriamente di gotico, a differenza delle Bronte xD
        Almeno è diverso da quei due, iniziavo a temere che Jane Austen e l’originalità erano due cose diverse xD
        Lo leggerò sicuramente appena posso ^^

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      3. Oltretutto le Bronte battono la Austen dieci a zero… Comunque ci sono riferimenti al gotico, ma non la definirei parodia del gotico, più che altro della società inglese dell’epoca. Poi c’è la protagonista che si fa dei film assurdi /: comunque sì, leggilo che almeno ti fai una tua idea 😀 poi lo smonterai in una delle tue recensioni ahaah

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  2. Le tue analisi mi mettono sempre voglia di leggere il libro di cui stai parlando 🙂 Vedrò di procurarmelo, anche perché de “Il Castello di Otranto” avevo studiato qualcosina al liceo ma non ho mai avuto modo di leggerlo XD

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